Usura a Roma, l'imprenditore: «Dopo 10 anni ne ero uscito ora rischio di rivivere l'incubo»

Usura a Roma, l'imprenditore: «Dopo 10 anni ne ero uscito ora rischio di rivivere l'incubo»
Usura a Roma, l'imprenditore: «Dopo 10 anni ne ero uscito ora rischio di rivivere l'incubo»
di Marco Carta
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Lunedì 15 Giugno 2020, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 12:35

«Mi ero liberato degli strozzini 10 anni fa. Ho cambiato quartiere e sono ripartito da zero. E ora sto rivivendo un incubo». Simone, nome di fantasia, è uno dei tanti imprenditori romani in crisi dopo l'emergenza Covid. Era riuscito a ricostruirsi una nuova vita, grazie anche ai fondi destinati alle vittime dell'usura ma a distanza di anni vede riaffiorare gli stessi fantasmi del passato. «Avevo appena avviato la mia attività il 22 febbraio, una lavanderia, e dopo pochi giorni mi sono ritrovato in difficoltà per il lockdown. Ora non so come fare. E come me, tanti altri commercianti, lasciati soli».

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Ha già ricevuto offerte strane?
«Si, io come tanti. Solo che ci sono passato e lo capisco subito. Entrano nel negozio in maniera soft, si informano su come vanno le cose Sai sono un collega, mi piacerebbe aprire la stessa attività... se un domani decidessi di vendere, tienimi in considerazione. Lo sanno che in questo momento un'attività che vale cento la prendono a trenta. E ti prendono per il cravattino. Ma io ci sono già passato. E so cosa significano certi sguardi e modi. Si presentano bene, sono gentili, hanno tanti soldi. Poi diventano spietati. Per questo dico che lo Stato ci deve aiutare, altrimenti ci sarà una seconda pandemia».

Quando è iniziata la sua storia?
«Nel 2005 avevo tre negozi della catena Blockbuster e 16 dipendenti. Ovviamente con la crisi del settore nel 2010 mi sono ritrovato in mezzo alla strada. Quando le banche mi hanno chiuso i rubinetti, da un giorno all'altro mi hanno chiesto di rientrare dei fidi utilizzati per mandare avanti l'attività. Non avendo altra soluzione mi sono rivolto agli strozzini».

Quanti soldi ha chiesto?
«Diversi prestiti. In genere si parte con piccole somme. Loro ti danno subito il contante e uno lo usa per fronteggiare le spese imminenti. Gli stipendi dei dipendenti, le bollette. Poi gli interessi crescono. E la cosa diventa ingestibile. Ti prestano 10mila euro e ogni mese devi dare 2mila euro di interesse. Il giorno della scadenza mi davano un appuntamento, oppure si presentavano al negozio e prelevavano i soldi dalla cassa. Basta saltare un pagamento, che il mese successivo l'interesse va pagato sui 12mila euro. È chiaro che in questo modo è impossibile pagare. Io sono arrivato a pagare 400mila euro di interessi».

E se uno non riesce a pagare?
«Non riuscivo più a tamponare il debito. E alla fine mi ero messo nelle mani di 5 differenti usurai. Alcuni erano vicini ai Casalesi ma questo l'ho saputo dopo. Il loro scopo è quello di portare il terrore dentro la tua casa. Più ti terrorizzano e più tu fai di tutto per trovare i soldi. Io sono stato minacciato, picchiato selvaggiamente da un pugile professionista. Non vivevo più. Sono stato costretto a cambiare quartiere».

E come ne è uscito?
«Grazie all'ambulatorio Antiusura. Ho fatto la denuncia, i miei aguzzini sono stati arrestati e poi processati. A distanza di dieci anni sono riuscito ad avere accesso a un fondo per le vittime di usura, con cui avevo aperto questa lavanderia. Avendo avviato l'attività nel 2020, però, non ho le credenziali per accedere nemmeno al finanziamento di 25mila euro. Per questo sono di nuovo in crisi. E so di non essere l'unico. Molti commercianti rischiano di finire nelle mani dell'usura. Per questo vanno aiutati. Denunciare è l'unica soluzione, ma serve maggiore informazione anche sugli aiuti messi a disposizione dalle istituzioni. Nessuno deve subire quello che ha passato la mia famiglia».

 

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