Quando si dice, una fuga dalla città. Turisti che disertano le meraviglie dell’antica Roma (e quelli che riescono a venire però restano appena due giorni). Alberghi che chiudono i battenti (solo tre su dieci riescono ad aprire). E i tour delle guide turistiche abilitate praticamente azzerati, soprattutto quelli legati alle lingue orientali e al fronte americano-australiano. Il turismo romano piange lacrime amare, nel vero senso della parola. Si ritrova ad essere uno dei settori che più sta scontando il tracollo economico, falcidiato dalla crisi dell’emergenza Covid a livello internazionale.
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LO STUDIO
Gli ultimi dati lo dimostrano, evidenziando anche alcuni aspetti inediti, come emerge dallo studio del Convention Bureau Roma e Lazio (il CBReL)illustrato dal suo presidente Stefano Fiori.
“MORDI E FUGGI”
Lo spettro del turismo mordi e fuggi sembra aleggiare ancora di più sulla Città eterna. A fronte dei tre giorni e mezzo stimati dalla media degli ultimi anni, si è scesi a due soli giorni: 48 ore massimo per godersi, si fa per dire, le bellezze millenarie di Roma. Tutto il comparto degli hotel è in crisi. Solo il 30 per cento degli esercizi ricettivi in città resta aperto. Di questi, gli alberghi a 5 stelle vedono solo l’11 per cento delle camere occupate, mentre per gli alberghi a 4 stelle l’occupazione delle camere è del 15 per cento. Non brilla certo il fronte delle guide turistiche, un piccolo grande esercito di circa 3000 professionisti abilitati (con patentino) che si ritrovano in un autentico stallo lavorativo. Dall’uscita dal primo lockdown al mese di ottobre (prima che la curva epidemiologica decretasse le ultime misure di sicurezza, insomma) hanno registrato un crollo delle richieste di tour di oltre il 95 per cento rispetto al 2019. E sono dati anche “ottimisti”. Perché, come osserva Isabella Ruggiero, presidente dell’Agtar, l’Associazione guide turistiche abilitate, «il crollo dei servizi in tutte le lingue orientali, tra cinese, coreano e giapponese è stato del cento per cento. Così come sono stati azzerati i tour in lingua inglese per clienti americani e australiani».
«Stessa cosa per il portoghese e spagnolo legato ai turisti del Sud-America, calati del cento per cento», continua l’analisi di Isabella Ruggiero. «Si è riusciti a lavorare nel corso dell’estate in minima parte rispetto al 2019 solo con il tedesco, il francese e l’inglese europei, ma con perdite di lavoro complessivo di oltre il 95 per cento». «Solo con la lingua italiana si è potuto lavorare almeno fino al 5-10% rispetto al 2019. Insomma, su 3000 guide forse un centinaio avranno fatturato mille euro fino a settembre». La stessa presidente di Federagit Confesercenti, Francesca Duimich racconta: «Ho lavorato appena quattro mezze giornate fino a novembre». Dove? I tour che hanno “retto” sono stati quelli al Colosseo e ai Musei Vaticani.