Roma, adescavano ragazzini all’oratorio: condannati i pedofili di San Paolo

Roma, adescavano ragazzini all’oratorio: condannati i pedofili di San Paolo
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 10:00

Loro tiravano calci ad un pallone nel campetto dell’oratorio e lui li guardava. Li riempiva di complimenti, faceva il tifo, si complimentava, fino a diventarne amico e alla fine “nonno orco”. Era il 2013 e i ragazzini del pallone, un bengalese e un magrebino, avevano 10 e 14 anni quando si sono ritrovati, quasi per caso, nelle grinfie di un sessantenne romano che dopo averli agganciati nell’oratorio di via San Paolo, li ha molestati e intrappolati nella spirale torbida con soldi e regali per sei anni, facendoli incontrare anche con altri due uomini di oltre sessanta e ottant’anni, ma anche con prostitute per improvvisati festini hard. Ieri per due dei ‘’nonni’’ in odore di pedofilia è arrivata la condanna in abbreviato. Maurizio P., il frequentatore dell’oratorio, è stato condannato a 12 anni.

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L’amico, ora ottantaseienne, Bruno P., a 8 anni di carcere. Mentre il terzo anziano, ora sessantottenne, dell’insolita cricca è stato rinviato a giudizio. Il gip Paola De Nicola ha aggravato per tutti le contestazioni, trasformando le accuse di induzione alla prostituzione e atti sessuali con minorenni in violenza sessuale aggravata. 

Una storia raccapricciante emersa solo l’anno scorso per la spudoratezza dell’ex frequentatore dell’oratorio quando ha deciso di denunciare per estorsione il ragazzo magrebino, che pur non volendo cedere alle avances sessuali sperava ancora di ricevere soldi. Il ragazzo è stato arrestato e assolto. Durante il processo a suo carico sono emersi gli anni di abusi subiti. La denuncia per estorsione così è diventata un autogol per il finto benefattore dell’oratorio che per anni aveva pagato prima per disorientare le vittime, ragazzini poveri, poi per comprarne il silenzio. 

Kamal, come chiameremo il ragazzo marocchino, aveva indicato allora le due case del suo aguzzino, ma anche le abitazioni nella zona di Giustiniano Imperatore a Corviale dove veniva accompagnato per essere ceduto agli altri due anziani. Dichiarazioni che poi sono combaciate con quelle dell’altro adolescente, Abdel, altro nome di fantasia, il più piccolo dei due e che per i traumi subiti ha tentato il suicidio. «Avrò avuto 10 o 12 anni, stavamo all’oratorio, sopra una scalinata, quando mi ha molestato per la prima volta»’, ha raccontato Abdel ai carabinieri, assistito poi da case famiglia e come vittima degli abusi dall’avvocato Ilaria Truini. «Poi è accaduto altre volte - ha spiegato ancora - Mi dava qualche regalino, qualche soldo, si comportava all’inizio quasi come un papà». Col tempo però l’uomo aveva preso il sopravvento, manipolando il minore in pieno. «Mi portava non solo a casa sua, ma anche altrove...Non capivo, mi facevano le carezze. Quando ho capito che volevano andare oltre io mi rifiutavo, non sapevo nemmeno come tornare...Ho accettato i soldi di Maurizio, ero piccolo, poi ho deciso di smettere. Lui si è approfittato del mio corpo. Sembrava un po’ down ma non era down». Il giudice, infatti, nella condanna a 12 anni di carcere per violenza sessuale ha riconosciuto la parziale incapacità dell’imputato (altrimenti la pena sarebbe stata ancora più pesante). «A casa di Maurizio - ha spiegato invece Kamal - mi è successo di tutto. Lui mi costringeva sempre...Mi portava anche altrove. Una volta mi ha lasciato anche con un vecchio, che poi mi ha dato venti euro». 

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