Nuovi orari scaglionati per attività commerciali e uffici, ma non solo. Dopo la scadenza al 31 luglio dell’ultima ordinanza della sindaca uscente Virginia Raggi sulla rimodulazione degli orari per i negozi in ottica anti-assembramento sui mezzi pubblici, la Prefettura avvia un nuovo confronto con gli enti locali, i ministeri, le università e le principali associazioni del terziario e i sindacati per i tempi della città. Perché a palazzo Valentini non vogliono arrivare impreparati alla data 15 ottobre, quando - con la “fine” dello smart working - nella Capitale ci saranno almeno 1,2 milioni di persone in più in giro. Motivo per cui è necessario rivedere gli orari, non solo di apertura e chiusura delle attività commerciali e di vicinato, ma anche degli uffici pubblici (dei ministeri e di Roma Capitale), e di tutto il comparto produttivo che si muove nella Capitale.
Negozi e uffici: ecco come cambiano gli orari
Quasi certamente si arriverà ad avere una rosa di fasce orarie scaglionate per evitare resse su bus e metro e traffico.
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I mezzi
Atac dal canto suo, se ci sarà maggiore richiesta da parte del prefetto, non esclude di aumentare le corse. Per esempio, potrebbe chiedere ai privati ai quali ha già affidato le linee periferiche di mettere più pullman, così da liberare altri suoi autobus da portare verso il Centro. In teoria mancherebbero gli autisti, ma non si esclude di attivare da subito la graduatoria dell’ultimo concorso. Da via Prenestina si fa notare che il grosso dei ministeri verte intorno alle fermate delle metropolitane. Rispetto al 2019, e con soltanto gli studenti delle scuole in presenza, oggi la linea A registra un calo del 40 per cento delle presenze, la B del 68. Di conseguenza, se si riuscirà a far entrare i travet dopo le 10, i ministeriali potranno utilizzare le metro senza rischiare assembramenti. C’è poi il nodo smart working. che di fatto soltanto nel pubblico non sarà prolungato. Agenzia della mobilità e prefettura sono pronte a chiedere alle imprese di non escludere forme di lavoro agile. Dal canto loro, le grandi imprese e i sindacati stanno già chiudendo accordi per tenere a casa il grosso del personale fino al 2022. Così, dal 15 ottobre, si potrebbero avere 700mila persone in meno la mattina sui 1,2 milioni previsti in più.