Puntuale come un orologio svizzero, ogni mese si recava all'ufficio postale di via di Grottarossa con il cedolino per ritirare la pensione della madre centenaria. Da buon figlio modello, avranno forse pensato gli impiegati, cercava in questo modo, di alleviarle quelle fatiche e sofferenze fisiche dettate anche dall'avanzata età. Dietro la straordinaria abnegazione, invece, si celava un vero e proprio raggiro ai danni dello Stato e un segreto inconfessabile. Perché il 65enne Stefano Massimi ha continuato a riscuotere il denaro, nonostante la morte della donna, per quasi 17 anni, intascando indebitamente circa 104mila euro. Soldi che, in parte, l'uomo ora dovrà restituire all'Inps, dopo che ieri è stato condannato dal giudice monocratico a un anno e mezzo di reclusione e 10mila euro di provvisionale.
La truffa
L'accusa nei confronti di Massimi è quella di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Il processo
Una volta accertata l'incongruenza anagrafica, seppur con notevole ritardo, l'erogazione della pensione di reversibilità è stata sospesa e l'uomo, svestiti i panni del figlio modello, è stato subito denunciato per truffa aggravata ai danni dello stato. Secondo la ricostruzione dell'accusa, Massimi, fino al 30 aprile 2017, «dissimulando fraudolentemente il decesso» della madre, come si legge nel capo d'imputazione, «induceva in errore il personale dell'ufficio postale di via Grottarossa in ordine al suo persistente diritto a riscuotere il suddetto trattamento previdenziale». In questo modo, il 65enne, «si procurava l'ingiusto profitto dei relativi ratei indebitamente percepiti con danno per l'Inps quantificato in complessivi euro 104mila». L'Inps ha contestato anche gli interessi maturati nel corso degli anni per oltre 11mila euro. Nei confronti dell'uomo, difeso dall'avvocato Giuliana Scrocca, il pubblico ministero d'aula, Cinzia Dell'Aglio, nel corso dell'udienza di ieri mattina, aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi. Il giudice monocratico, però, ha condannato Massimi a un anno e sei mesi, dichiarando prescritti gli anni precedenti al 2015. L'uomo, inoltre, dovrà corrispondere all'Inps una provvisionale di 10mila euro.