Roma, la madre è morta da 17 anni ma lui incassava la pensione

Roma, la madre è morta da 17 anni ma lui incassava la pensione
Roma, la madre è morta da 17 anni ma lui incassava la pensione
di Marco Carta
4 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Aprile 2021, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 09:41

Puntuale come un orologio svizzero, ogni mese si recava all'ufficio postale di via di Grottarossa con il cedolino per ritirare la pensione della madre centenaria. Da buon figlio modello, avranno forse pensato gli impiegati, cercava in questo modo, di alleviarle quelle fatiche e sofferenze fisiche dettate anche dall'avanzata età. Dietro la straordinaria abnegazione, invece, si celava un vero e proprio raggiro ai danni dello Stato e un segreto inconfessabile. Perché il 65enne Stefano Massimi ha continuato a riscuotere il denaro, nonostante la morte della donna, per quasi 17 anni, intascando indebitamente circa 104mila euro. Soldi che, in parte, l'uomo ora dovrà restituire all'Inps, dopo che ieri è stato condannato dal giudice monocratico a un anno e mezzo di reclusione e 10mila euro di provvisionale.

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La truffa

L'accusa nei confronti di Massimi è quella di truffa aggravata ai danni dello Stato.

A far emergere il raggiro della mamma fantasma, come emerso nel corso del processo, sarebbe stato un controllo a campione effettuato dall'Inps sugli utenti più anziani, come la signora. E' bastato infatti un semplice allineamento tra l'anagrafe del comune di Roma e il database dell'Istituto previdenziale a far venire a galla le prime anomalie. Alla morte della donna, avvenuta il 28 dicembre del 2000, l'ente pensionistico non aveva mai ricevuto alcuna comunicazione di decesso da parte dell'anagrafe capitolina. E per questo aveva continuato ad erogare la pensione di reversibilità alla donna che, nel frattempo, essendo nata nel 1911, aveva raggiunto la ragguardevole età di 106 anni. Almeno in teoria. Perché quando invece nel 2017 l'Inps inizia ad indagare, scopre quasi immediatamente che la donna era morta già da quasi 17 anni, pochi mesi prima del novantesimo compleanno. E che, nonostante questo, ogni mese, c'era chi, a suo nome, continuava a riscuotere, come se nulla fosse, quella pensione mensile di 500 euro. Gli occhi degli inquirenti si sono subito indirizzati verso il figlio Stefano, a cui è stata immediatamente richiesta la restituzione del denaro. Per quasi 17 anni, a partire dal 2001, l'uomo ha continuato ad andare all'ufficio postale di via Grottarossa, senza destare alcun sospetto. Massimi era formalmente «delegato alla riscossione della pensione» per conto della madre. E nessuno, nel corso degli anni, si era mai chiesto che fine avesse fatto la donna, che nel frattempo, almeno per l'Inps, era diventata un'ultracentenaria.

Il processo

Una volta accertata l'incongruenza anagrafica, seppur con notevole ritardo, l'erogazione della pensione di reversibilità è stata sospesa e l'uomo, svestiti i panni del figlio modello, è stato subito denunciato per truffa aggravata ai danni dello stato. Secondo la ricostruzione dell'accusa, Massimi, fino al 30 aprile 2017, «dissimulando fraudolentemente il decesso» della madre, come si legge nel capo d'imputazione, «induceva in errore il personale dell'ufficio postale di via Grottarossa in ordine al suo persistente diritto a riscuotere il suddetto trattamento previdenziale». In questo modo, il 65enne, «si procurava l'ingiusto profitto dei relativi ratei indebitamente percepiti con danno per l'Inps quantificato in complessivi euro 104mila». L'Inps ha contestato anche gli interessi maturati nel corso degli anni per oltre 11mila euro. Nei confronti dell'uomo, difeso dall'avvocato Giuliana Scrocca, il pubblico ministero d'aula, Cinzia Dell'Aglio, nel corso dell'udienza di ieri mattina, aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi. Il giudice monocratico, però, ha condannato Massimi a un anno e sei mesi, dichiarando prescritti gli anni precedenti al 2015. L'uomo, inoltre, dovrà corrispondere all'Inps una provvisionale di 10mila euro.

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