Roma, il clochard Boris vive sotto le Mura Aureliane: «Sono qui da 5 anni»

Il rifugio creato sotto un arco della Mura Aureliane
Il rifugio creato sotto un arco della Mura Aureliane
di Laura Bogliolo
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Giovedì 13 Febbraio 2020, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 15:12

«Da cinque anni vivo qui, mi chiamo Boris, ho 65 anni e sono moldavo». Abita sotto un arco delle secolari Mura Aureliane, la cintura che difendeva l'Impero Romano, trasformata in una terra di nessuno dove regnano soltanto il degrado e l'abbandono. Per Alberto Angela sono «una meraviglia, forse la più grande opera mai costruita dai romani» ed è un «peccato che per tutti sia un vecchio muro con l'edera». Quelle erbacce che si insinuano e minano la stabilità delle antiche Mura. Siamo a pochi passi dal ricordo della Dolce Vita cullato da via Veneto, davanti c'è villa Borghese e il passaggio pedonale che attraversa corso d'Italia. A più di un mese dalla denuncia sul Messaggero, nulla è cambiato. Le Mura Aureliane continuano a essere offese da cumuli di immondizia, da un letto di bottiglie di birra abbandonate, da stracci, cartoni. Uno scenario che fa rabbrividire e che resta immutato nonostante sia davanti agli occhi di tutti.

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Nel rifugio costruito con coperte e materassi donati, in realtà c'è qualcosa di diverso: ora c'è anche uno di quei funghi usati dai ristoranti per scaldare i clienti che siedono ai tavoli all'aperto. «Non funziona, non c'è la bombola del gas - assicura Boris che è ridotto su una sedia a rotelle, saluta, fa il baciamano e risponde volentieri alle domande - come mi scaldo? La guardo e già mi sento meglio...». Boris chiede aiuto, dice che dal Comune sono arrivate solo promesse. In realtà c'è chi spiega che il suo caso è ben conosciuto dalla Sala operativa sociale, gli operatori passano spesso a trovarlo e gli hanno offerto un posto in un ricovero ma lui ha rifiutato. E così da anni il monumento è una favela. «Le Mura e i suoi abitanti sono in un limbo - sbotta Paolo Peroso, presidente del comitato di quartiere Amici di Porta Pia - nessuno vuole vedere, nessuno vuole prendere una decisione: c'è sicuramente l'elemento umano da considerare, poi c'è il tema del decoro e della sicurezza, come è possibile che il Comune e la Sovrintendenza consentano di trasformare le Mura Aureliane in un rifugio per senzatetto?». Peroso sta pensando di organizzare un intervento d'emergenza. «Insieme ad altri volontari - spiega - volevamo provare almeno a pulire l'area dove dorme quell'uomo, purtroppo nessuno agisce, nessuna istituzione si prende la responsabilità di mettere fine a una situazione così incresciosa dal punto di vista umano, ma anche per il decoro di Roma».

Da corso d'Italia al quartiere di San Lorenzo, il degrado lungo le Mura Aureliane aumenta. Sono decine le segnalazioni inviate da Gloria Battaglia, presidente del Comitato Mura Aureliane «per denunciare la crescita esponenziale di favelas in via di San Lorenzo e viale Pretoriano dove sugli alberi i senzatetto lasciano sacchi neri nei quali custodiscono i vestiti, dove ci sono problemi igienico-sanitari, ma anche di ordine pubblico». È vietato avvicinarsi, vietato scattare foto. «Tempo fa un gruppo di studenti della Sapienza - aggiunge Battaglia - stava fotografando le Mura tra viale Pretoriano e via di San Lorenzo per un progetto architettonico. Ebbene - conclude - sono dovuti scappare perché inseguiti dagli abitanti delle favelas. Si deve proprio aspettare la tragedia prima di intervenire?».
 

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