C'è chi si spaccia per indigente ma indigente non lo è affatto. E pure con un nutrito conto in banca, una professione avviata, continua a vivere in quell'appartamento popolare che avrebbe invece dovuto riconsegnare anni fa. C'è anche chi continua ad abitare in una casa dell'Ater senza averne alcun diritto: assegnata magari alla madre, se non addirittura alla nonna deceduta, quella casa doveva essere rimessa a disposizione degli aventi diritto che sostano in graduatoria ma è ancora occupata. È un fenomeno pachidermico quello delle case popolari abitate da soggetti che non ne hanno alcun titolo e che va a sommarsi a episodi incresciosi come le occupazioni estemporanee e violente ai danni di legittimi assegnatari, colpevoli solo di andare a fare una visita medica e lasciare vuoto l'appartamento, come è successo all'anziano di Don Bosco che ieri dopo l'intervento dei carabinieri è tornato in possesso della sua abitazione.
I NUMERI
In tutto il Comune di Roma tra gli immobili popolari gestiti dal Campidoglio e quelli dell'Ater si contano centinaia e centinaia di case occupate abusivamente.
IL CASO TORBELLA
Le ultime operazioni condotte dalla polizia locale su pressing dell'Ater e svolte nel quadrante di Tor Bella Monaca, lo dimostrano. A metà ottobre è scattato un blitz deciso dal Prefetto Matteo Pintendosi in sede di Comitato per l'ordine e la sicurezza con Ater e Regione Lazio che ha portato alla liberazione di sei appartamenti popolari occupati abusivamente da anni in una delle torri di viale Santa Rita da Cascia. In uno degli immobili viveva con la compagna anche Giuseppe Moccia, pluripregiudicato ed esponente di spicco della famiglia che da anni si spartisce con altri gruppi legati alla criminalità organizzata lo spaccio tra i lotti popolari del quartiere. Quell'appartamento, assegnato almeno vent'anni fa alla madre di Moccia, era occupato senza più diritto perché moroso dal 1994 con circa 60 mila euro di debito nei confronti dell'Ater.