Roma, allarme rifiuti Covid, sacchetti nelle strade: quarantene violate e rischio contagi

Sos della federazione dei medici di base: il sistema è saltato, i pazienti fanno da soli

Rifiuti Covid a Roma, sacchetti nelle strade: quarantene violate e rischio contagi
Rifiuti Covid a Roma, sacchetti nelle strade: quarantene violate e rischio contagi
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 22 Gennaio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 09:23

Occhio ai sacchetti sparsi sui marciapiedi, potreste imbattervi, oltre ai cinghiali, in un «rifiuto Covid». «Famiglia con Covid», si legge su una busta abbandonata in piena strada a Spinaceto e raccolta ieri dai netturbini della rimessa di via Pontina. Eccone un’altra accanto alla metro di Lucio Sestio, al Tuscolano: «Rifiuto contaminato Covid», la scritta a penna, sottolineata, è su un foglio A4 incollato sul sacchetto semi-trasparente. Va così un po’ ovunque: al Trionfale, sulla Casilina, all’Eur. I romani in isolamento sono oltre 220mila. Positivi al Covid o quarantenati per via di un contatto ravvicinato con persone contagiate. L’Ama, dopo la terza ondata, ha sospeso la raccolta a domicilio dedicata agli isolati. Gli ex vertici dell’azienda, rimpiazzati a novembre da Gualtieri, speravano che non ce ne sarebbe stato più bisogno. Invece la curva dei contagi ha ripreso a salire.

Il risultato è che la spazzatura «Covid» viene riversata sistematicamente nei cassonetti o, quando il secchione è già stracolmo, lievita agli angoli delle strade. «I pazienti sono disperati - racconta Pier Luigi Bartoletti, il segretario romano della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale - O aspettano per giorni che qualcuno scampanelli per ritirare l’immondizia.

Oppure fanno da soli: escono di casa, violando la quarantena, per buttare i sacchi nel cassonetto». Secondo la Fimmg, «è anche rischioso per chi è di passaggio, c’è il pericolo di nuove infezioni. Gli scarti dei nostri studi non a caso vengono disinfettati e sigillati».

La nuova governance dell’Ama è a conoscenza del problema. L’argomento è stato affrontato anche nelle ultime riunioni interne, dove è venuta fuori l’idea di assoldare pattuglie di netturbini privati, almeno 30 squadre divise su 3 turni, per potenziare la raccolta a casa dei positivi. Era già stato fatto durante il lockdown del 2020, poi queste unità sono state smantellate. Ora l’azienda è pronta a richiamarle. Con i contagi esplosi per Omicron e 220mila romani in quarantena, l’Ama, da sola, non è ovviamente in grado di garantire un servizio dedicato. L’Sos è già stato recapitato in Campidoglio. Nel quartier generale di via Calderon de la Barca aspettano il via libera del Comune (e soprattutto i fondi straordinari) per firmare i contratti di appalto. Un verbale dell’11 gennaio del Comitato Covid di Ama, che riunisce dirigenti aziendali e sindacati, svela che «le ditte esterne sono disponibili, siamo in grado di riattivarle a richiesta degli organi istituzionali». Cioè della giunta di Gualtieri.

LE FALLE NEL SERVIZIO

Se migliaia di scarti dei positivi si trovano in strada, accanto all’immondizia comune, secondo l’Ama è anche perché il vecchio appalto ha mostrato la corda. Lungaggini burocratiche hanno reso il servizio poco efficiente. Sempre nel verbale dell’11 gennaio, c’è scritto che le ditte private non sono più state ingaggiate anche per via delle «difficoltà nelle tempistiche di trasmissione degli liste criptate fornite dagli organi competenti», cioè gli indirizzi indicati dalle Asl. Spesso i netturbini privati sono intervenuti anche con «7-8 giorni» di ritardo. «Con questa mole di contagi, il sistema è saltato», conferma Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma. Mentre l’Uil chiede all’Ama di rafforzare i tamponi tra i propri dipendenti: anche tra netturbini e spazzini, più di 600 sono in quarantena.

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