Roma, rifiuti Covid lasciati in strada: è allarme. La Regione: «Non mischiare gli scarti con la raccolta differenziata»

Raccolta in tilt nella Capitale: caccia ai netturbini privati

Roma, rifiuti Covid lasciati in strada: è allarme. La Regione: «Non mischiare gli scarti con la raccolta differenziata»
Roma, rifiuti Covid lasciati in strada: è allarme. La Regione: «Non mischiare gli scarti con la raccolta differenziata»
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 11:44

Oltre 170mila positivi, altri 50mila «contatti» in quarantena. Una città nella città, che ogni giorno produce rifiuti dentro le mura di casa. Una montagna di spazzatura, potenzialmente pericolosa per la circolazione del virus. Chi la raccoglie? All’Ama la coperta del personale è corta, il grosso dei dipendenti è impiegato nella raccolta stradale e nei turni con la ramazza intorno ai secchioni, per onorare l’impegno di Gualtieri, che ha promesso per la Capitale un livello di pulizia decente.

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Rifiuti Covid lasciati in strada, allarme a Roma

Nel frattempo, il numero dei romani contagiati e quarantenati lievita: nel Lazio, stando all’ultimo bollettino, i positivi sono oltre 246mila, il 70% abita a Roma.

Davanti a questi numeri, la municipalizzata non è più in grado di assicurare il servizio contando solo sulle proprie forze. Ecco perché nelle ultime riunioni, nel quartier generale di via Calderon della Barca, il tema si è imposto con una certa urgenza. E si è deciso di ricorrere a pattuglie di netturbini esterni per raccogliere l’immondizia dei cittadini infetti. Senza costringerli a restare in casa per giorni, oltre che col virus, anche con i mucchi di pattume maleodoranti vicino al tinello.

LA PISANA

Anche in Regione seguono il tema con apprensione. Una nota firmata mercoledì dal capo della direzione Rifiuti, Wanda D’Ercole, e dal vertice della direzione Salute della Pisana, Massimo Annichiarico, ha sollecitato tutti i comuni del Lazio a rispettare l’ordinanza sfornata dal governatore Zingaretti quasi due anni fa, il 20 marzo del 2020, quando la Capitale, col resto dello Stivale, era in pieno lockdown. Un provvedimento evidentemente poco applicato, o applicato male, se a due anni di distanza è stata necessaria una circolare che ne ribadisse i principi essenziali: «Nelle abitazioni in cui sono presenti soggetti positivi al tampone o in quarantena obbligatoria - si legge nella direttiva regionale di due giorni fa - deve essere interrotta la raccolta differenziata, ove in essere, e tutti i rifiuti domestici, indipendentemente dalla loro natura, devono essere considerati indifferenziati». Indifferenziati speciali: per evitare rischi per gli operatori, la Pisana ha infatti ordinato che tutti gli scarti vengano stipati dentro «almeno due sacchetti, uno dentro l’altro, o in numero maggiore in dipendenza dalla loro resistenza meccanica». Insomma, in base al peso.

LE INDICAZIONI

La Regione ricorda poi che tutti gli enti locali, compreso il Campidoglio, possono «attivare nel proprio territorio un circuito di raccolta con giro dedicato ai rifiuti provenienti da abitazioni in cui sono presenti positivi». L’Ama, nella prima fase della pandemia, aveva deciso di assoldare operatori esterni, per scampanellare nelle case dei contagiati e portare via gli scarti. La mossa, era il maggio del 2020, si era resa necessaria perché i netturbini interni, quelli stipendiati dall’Ama col contratto a tempo indeterminato, subito dopo i primi contagi si erano dati malati, in massa: il direttore tecnico dell’Ama, Marco Casonato, raccontava in un documento interno dell’«improvviso incremento delle assenze del personale del porta a porta delle utenze domestiche, in misura superiore alle possibilità di copertura». A quel punto l’azienda era stata costretta ad assoldare operatori esterni. Stavolta invece, più delle malattie improvvise, a spingere l’Ama verso i contratti con i netturbini privati è il numero di positivi in forte crescita.

LE REAZIONI

L’argomento agita le acque in Campidoglio. Fabrizio Santori, consigliere della Lega, chiede «una Commissione Ambiente urgente alla presenza di Ama: vogliamo sapere come ha operato in questi due anni e cosa stia facendo adesso sullo smaltimento dei rifiuti prodotti dai positivi». Un gruppo di netturbini della Lila (Laboratorio Idee Lavoratori Ama) chiede di «organizzare urgentemente la raccolta in sicurezza». Anche perché altrimenti le buste con scritto «Covid» rimangono in strada per giorni. Un piano è stato abbozzato: saranno ingaggiate 30 squadre, divise su 3 turni. Sempre che il Campidoglio dia il via libera. Perché l’operazione, naturalmente, non sarà a costo zero. Serve almeno mezzo milione di euro.

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