Roma, trapiantati e cardiochirurghi insieme alla stracittadina del 7 aprile

Roma, trapiantati e cardiochirurghi insieme alla stracittadina del 7 aprile
3 Minuti di Lettura
Sabato 30 Marzo 2019, 14:47
Fianco a fianco per una seconda corsa contro il tempo. Se la prima volta in palio c’era la vita e non una medaglia, adesso la sfida si rinnova per sostenere la ricerca scientifica per la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari. Così alcuni trapiantati di cuore, insieme ai loro cardiochirurghi, scenderanno in pista domenica 7 aprile, alla stracittadina di Roma. Cinque chilometri da percorrere con i colori sociali della Fondazione Cuore Domani, Onlus della Sicch (Società italiana di chirurgia cardiaca), charity partner della XXV Maratona di Roma. Le iscrizioni sono aperte fino al 3 aprile, nel team sono già arruolati i cardiochirurghi Ruggero De Paulis, Luca Di Marco, Gino Gerosa (presidente Sicch), Fabio Miraldi, Francesca Nicolò, Davide Pacini, Alessandro Parolari (presidente della Fondazione Cuore Domani). «Ho iniziato ad avere problemi di ipertensione a 16 anni, vent’anni dopo la prima aritmia seria e la diagnosi: cardiopatia dilatativa. Da lì un continuo peggioramento, fino a diversi arresti cardiaci», racconta Massimiliano Ponzo, romano di 46 anni, che dal 22 febbraio dello scorso anno ha un nuovo cuore: «Mi è stato donato da un angelo e, dal giorno successivo al trapianto, ho ricominciato a vivere». Tanto da indossare con serenità tuta e scarpe da ginnastica. «Correrò per Cuore Domani, la ricerca è fondamentale per salvare molte vite, e lo dico proprio per esperienza diretta. Tra l’altro, per un aiuto concreto basta poco: ad esempio, si può acquistare la pettorina per la gara (www.cuoredomani.org) o donare tramite Sms al 45537».  

«Anch’io sarò alla Stracittadina», assicura Maurizio Malè, viterbese, con calcio, pugilato e bodybuilding nel curriculum da ex atleta. «Dopo una vita di sfide sportive importanti, con tanti successi che mi hanno insegnato a gestire emozioni, stress e paure, all’improvviso la battaglia più difficile. E dopo circa 18 mesi, con la paura di non fare in tempo, un donatore compatibile. Così, un anno fa, il 24 marzo 2018, ho subito un trapianto di cuore». Circostanze favorevoli portano Maurizio a conoscere i familiari del suo donatore, evento piuttosto raro: «Credo che permettere a chi ha perso una persona cara, che ha donato qualcosa di così grande, di conoscere personalmente colui che grazie a quel dono ha guadagnato un pezzo di vita in più sia il miglior balsamo per lenire quel dolore». «Io non so nulla della ragazza di cui porto il cuore, ma il suo gesto d’amore è con me e con la mia famiglia ogni giorno», assicura Elisabetta Ricciardi. «Ho vissuto una vita ‘faticosà, ero sempre stanca, affaticata, fragile, nessun ha pensato che avessi problemi di cuore. Tutti dicevano che ero troppo emotiva, invece stavo letteralmente ‘consumandò il mio cuore». Iniziano quindi i malesseri, gli accertamenti, fino alla drammatica sentenza: cardiopatia aritmogena, malattia congenita che molto probabilmente colpì la mamma di Elisabetta. «Il 7 aprile, con convinzione - sottolinea - correrò la Stracittadina per sostenere la Onlus dei cardiochirurghi italiani, che si occupa di ricerca per la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari, sempre più diffuse». «Tutti insieme, dai Fori Imperiali al Circo Massimo - conclude il presidente di Cuore Domani, Alessandro Paolari - per scrivere una storia che possa dare speranza a chi attende un cuore in dono, ma anche a chi soffre di patologie al momento considerate gravi o non curabili, attraverso il supporto diretto alla ricerca scientifica». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA