Ucciso con un pugno in un bar da un 18enne a Roma. «Quell'uomo era fuori di testa, mio figlio si è difeso»

Dramma in via Tiburtina, ubriaco nel locale ucciso dal pugno di un 18enne

Ucciso con un pugno in un bar da un 18enne a Roma. «Quell'uomo era fuori di testa, mio figlio si è difeso»
Ucciso con un pugno in un bar da un 18enne a Roma. «Quell'uomo era fuori di testa, mio figlio si è difeso»
di Flaminia Savelli
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Sabato 2 Ottobre 2021, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 18:35

«Mio figlio non farebbe mai male a nessuno, è un bravissimo ragazzo che lavora 12 ore al giorno. Sono distrutto per lui e per quell'uomo che ora non c'è più. Continuo a pensare alla sua famiglia, è una tragedia». Mehmut è un papà disperato e dietro le sue parole c'è una vita spesa tra sacrificio e lavoro. Insieme al figlio 18enne gestisce il Bosporus di via Tiburtina da circa un anno. Ma ieri mattina all'alba, quando la rissa con il cliente è degenerata, lui non c'era. Era a casa con suo figlio al bancone per il turno di notte: «Mi hanno chiamato alcuni amici che hanno un altro locale poco distante dal nostro - racconta Mahmut - sono corso non appena ho saputo. Prima al locale e poi al commissariato. Mio figlio ora è spaventato e lo sono anche io. Non so cosa accadrà, è davvero un bravo ragazzo - dice ancora difendendo Engie - è stata una disgrazia».

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Per tutta la giornata il 18enne è stato ascoltato negli uffici del distretto San Lorenzo dove ha ricostruito quanto accaduto nel locale. Un racconto confermato anche dai testimoni, i clienti che erano presenti al momento della lite poi degenerata. Ora è accusato di omicidio preterintenzionale e il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. Secondo quanto raccolto dagli investigatori, il racconto dei testimoni confermerebbe quello dell'aggressore. Anche se, lo riferisce papà Mehmut, la vittima lo avrebbe aggredito armato di un coccio di bottiglia: «Una volta arrivato al ristorante c'era già la polizia, tutta la gente davanti al locale. Poi ho visto mio figlio, portato via dagli agenti. Mi hanno raccontato che quell'uomo era stato lì tutta la sera a bere, che era fuori controllo. Quando Engie gli ha detto di andare via lui ha dato in escandescenze, aveva un coccio di bottiglia e lo ha aggredito. Mio figlio si è solo difeso, non voleva ammazzare nessuno. È stata una disgrazia» ripete sempre più disperato il papà Mehmut.
LO CHOC
A meno di cinquecento metri dal Bosporus, c'è un'altra tavola calda di specialità medio orientali.

Sono amici e parenti di Mehmut e Engie. Ieri mattina loro erano regolarmente aperti ma in costante contatto con padre e figlio. «Siamo tutti sconvolti, non riusciamo a capire davvero come sia potuta accadere questa disgrazia» dicono i titolari mentre continuano a chiamare Mehmut per essere aggiornati. L'aria è tesa: «Siamo davvero molto preoccupati, vogliamo aiutarli ma non sappiamo come».

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IL QUARTIERE
Intanto monta la rabbia dei negozianti di via Tiburtina, soprattutto quelli intorno al kebab dove si è consumata la tragedia. «Al parco qui davanti la notte succede di tutto» racconta uno dei meccanici di Auto officina Ferri, l'attività adiacente al locale dove si è consumata la tragedia. Indica il parco dei caduti San Lorenzo e si spiega: «I ragazzi che lavorano accanto sono bravi e seri. Purtroppo però, appena cala la notte, succede di tutto. Senza fissa dimora, ragazzi alticci e delinquenti trascorrono spesso qui davanti la notte. Anche noi abbiamo avuto dei problemi, lo stesso il market dall'altra parte della strada».
Alcuni clienti, quelli tra i più affezionati e che conoscono meglio la famiglia di Engie, si sono affacciati durante la mattinata al negozio di via Tiburtina: «Sono venuta non appena ho capito che si trattava di loro» racconta Francesca Carrera, residente di San Lorenzo: «Sono una cliente affezionata da mesi e davvero non riesco a credere che sia accaduto proprio a loro. Sono due brave persone, ma qui di notte accade di tutto. Quel ragazzo non si sarà neanche reso conto di cosa stava accadendo e che la situazione era già grave».
 

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