Metro B, parla la donna trascinata dal treno: «Stavo per finire nel tunnel, sono viva grazie a un angelo»

Metro B, parla la donna trascinata dal treno: «Stavo per finire nel tunnel, sono viva grazie a un angelo»
di Alessia Marani
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Martedì 29 Gennaio 2019, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 10:25

«Ho pensato di morire sotto al treno, ero appesa con il braccio alla sacca di tela rimasta imprigionata tra le porte del convoglio che mi risucchiava veloce verso il buio della galleria. In pochi istanti mi è passata davanti tutta la vita. Poi, improvvisamente un ragazzo sui venticinque anni ha cominciato a urlare a squarciagola finché la metro non si è fermata. Ricordo il suo volto, come fosse un angelo: lo vorrei conoscere e ringraziare. Ma non si può rischiare di morire per prendere la metropolitana a Roma, dovrebbe essere più sicura». Beata Joanna Maziarz, 45 anni, cittadina polacca, ma da venticinque residente nella Capitale è ancora sotto choc. Sdraiata sul letto di Ortopedia al San Giovanni racconta l'incubo vissuto domenica quando, alla stazione della Metro B Garbatella, è stata trascinata per una ventina di metri da un convoglio appena ripartito. È salva per miracolo.

Che cosa è successo Joanna?
«Stavo facendo tardi al lavoro. Abito a Dragona e dovevo raggiungere l'appartamento sulla Laurentina dove svolgo la mansione di colf. Il treno era già arrivato in stazione. Ho tentato di prenderlo al volo, mentre sentivo la sirena che avvisava della ripartenza ho provato a infilarmi dentro, ma ormai era troppo tardi. Solo che la sacca con il cambio per il lavoro è rimasta impigliata tra le due porte che si sono richiuse. È stato terribile. Ho provato a puntare la gamba destra per opporre resistenza e lasciare la presa, ma il braccio ormai era nella morsa della borsa. Grazie al cielo qualcuno ha gridato fortissimo».

Due anni fa un'altra donna, Natalya Garkovich, ebbe un incidente molto simile alla stazione Termini e ha riportato conseguenze gravi per la salute, con invalidità del 70%. Lei come sta?
«Sono stata davvero fortunata, guardi: ho questa ferita alla coscia destra, un buco, su cui i medici sono subito intervenuti in sala operatoria, adesso ho il drenaggio. Hanno detto che la vena principale non dovrebbe essere recisa, ma ancora non so quale sarà la convalescenza. Per fortuna ero agganciata a un vagone centrale e non ai primi che sono entrati nel tunnel».

Quand'è che il treno si è fermato?
«Dopo le urla di quel ragazzo. Ha frenato e le porte si sono riaperte. Ma credo che, nel frattempo, un istante prima, la borsa si fosse già sganciata da sola sbattendomi con violenza sulla banchina. Ma è stato tutto molto conseguenziale, quasi contemporaneo».

È rimasta sempre cosciente in quei lunghi attimi?
«Sì, non sono svenuta. Ricordo le persone intorno a me che mi aiutavano, gli infermieri che mi rincuoravano. Ma sono così dispiaciuta».

Per che cosa?
«Per tutti i disagi che ho creato: la metropolitana bloccata, tutte le persone che hanno tardato per colpa mia».
Non lo dica nemmeno per scherzo.
«Dovevo aspettare il treno successivo, ma la borsa... non credevo potesse succedere».

Anche Natalya rimase arpionata al treno per colpa di una busta della spesa...
«Se le due porte avessero trovato un ostacolo di diverso spessore, come una gamba o un braccio, forse si sarebbero riaperte. Ma la tela è così sottile, sfugge al meccanismo. Se possibile, però, bisognerebbe migliorare il sistema di sicurezza per prevenire altri incidenti. Visto che accadono».

 

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