Roma, per i medici fuga dal virus e corsa alla pensione: «Andranno via in 700»

Roma, per i medici fuga dal virus e corsa alla pensione: «Andranno via in 700»
Roma, per i medici fuga dal virus e corsa alla pensione: «Andranno via in 700»
di Alessia Marani
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:39

Fuga dagli studi medici. Le richieste di pensionamento dei dottori capitolini supera anche le già non rosee previsioni dei mesi scorsi quando la Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, immaginava un esodo pari a 500/600 camici bianchi sui 4300 totali che, causa Covid, avrebbero deciso di chiudere per sempre nel cassetto stetoscopio e ricettario dopo una vita di lavoro. «Invece - come spiega Pier Luigi Bartoletti, a capo della Fimmg di Roma e Lazio - le richieste sono balzate in avanti di un ulteriore 20 per cento. Ci aspettavamo domande di pensionamento da parte delle classi 1949 e ‘50, ma sono fioccate anche quelle dal ‘52, ‘53, ‘54. Una cosa mai vista. Di solito, infatti, la categoria, pur essendo in età pensionabile, tende a rimanere attiva finché può, dal momento che questo lavoro nasce soprattutto per passione ed è come una missione». Una missione divenuta molto più complicata in era Covid. Da una parte la malattia stessa colpisce più duramente gli anziani (e i medici per vittime e contagi non sono esenti, anzi), dall’altra sui dottori si è catapultata una mole di lavoro senza precedenti, a partire dalle vaccinazioni e con un intricato sistema burocratico a cui stare continuamente dietro.

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L’ORGANIZZAZIONE Un peso che va a incidere soprattutto sui cosiddetti “massimalisiti”, coloro che hanno più di mille assistiti, di solito coloro che hanno più esperienza. «A breve uscirà il bando della Regione per i nuovi medici, ma si parla di un centinaio. Ma non è una questione di numeri, di somma tra entrate e uscite - spiega Bartoletti - dalla quale comunque usciamo in grande inferiorità numerica, piuttosto di organizzazione. Pensiamo ai vaccini anti-Covid: la loro copertura è a otto mesi, vanno quindi fatti e poi ripetuti con l’obiettivo di immunizzare tutta la popolazione o quasi. Sarà una pratica “ordinaria” in tempi di emergenza, come quella dei tamponi, e senza il coinvolgimento dei medici di famiglia non sarà possibile farlo. Quindi più che aumentare i medici bisogna rivedere l’intera organizzazione che è ferma al ‘78 e invece dovrebbe essere aggiornata al 2021».

Insomma, i medici lamentano di essere lasciati soli in studio a gestire l’emergenza e la burocrazia mentre sarebbero necessari studi con una minima assistenza infermieristica, con strumenti minimi di analisi per evitare ai pazienti di fare troppi giri tra una struttura e l’altra. La Fimmg parla di una «sistema barocco» dell’organizzazione, «Occorre uscire dalla logica dell’indennità occasionale oltre alla quota di 44 lorde annue pro assistito - conclude Bartoletti - ma sedersi a un tavolo e cominciare a lavorare per mettere a punto lo studio medico del futuro. Anzi del presente, perché la pandemia non aspetta». Intanto i contagi aumentano, la curva non sale vertiginosamente ma nemmeno scende e questo non è un segnale che lasci presagire la luce in fondo al tunnel.

Su oltre 12 mila tamponi nel Lazio (-278) e oltre 16 mila antigenici per un totale di quasi 29 mila test, ieri, si sono registrati 1.281 casi positivi (+181), 61 i decessi (+2) e +3.267 i guariti. Aumentano i casi e i decessi, mentre diminuiscono i ricoveri e le terapie intensive. Il rapporto tra positivi e tamponi è a 10%, ma se consideriamo anche gli antigenici la percentuale scende a 4%. I casi a Roma città sono a quota 500. 

alessia.marani@ilmessaggero.it

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