Sono stati assunti circa un anno fa per affrontare l'emergenza Covid-19 e "rimpolpare" le magre fila della sanità regionale nel pieno dell'emergenza. Camici bianchi neo specializzati o ancora specializzandi che sono finiti in ospedale, nei reparti, a combattere il virus nella vera prima linea di una battaglia che dopo 365 giorni appare ancora lontana da vincere.
E per loro per questi medici chiamati ad impegnarsi contro il coronavirus il futuro è un'incognita perché i loro contratti sono in scadenza e non si sa se e come verranno rinnovati. Si parla di circa mille figure professionali appese a un filo. A lanciare l'allarma è l'Anaao-Assomed del Lazio che giorni fa ha inviato una lettera ai vertici della Regione Lazio per sapere qual è il destino di questi medici.
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«Colleghi che rischiano di ricevere una pacca sulla spalla - ironizza il segretario regionale Guido Tirelli Coen - dal momento che per molti di loro con il contratto in scadenza a giorni nessuno gli ha fatto capire cosa dovranno fare e se dovranno continuare a lavorare». Nella lettera inviata al presidente della Regione Nicola Zingaretti, all'assessore alla Sanità Alessio D'Amato e per conoscenza al direttore regionale salute e integrazione sociosanitaria Massimo Annicchiarico e alla dottoressa Eleonora Alimenti a capo dell'Area risorse umane della Regione Lazio, si legge che l'organizzazione sindacale Anaao Assomed regionale «Ha raccolto notizie circa la volontà di interrompere in parte o in tutto i rapporti di lavoro stipulati in base alle esigenze straordinarie legate all’emergenza pandemica.
E’ del tutto evidente infatti che le condizioni di urgenza assistenziale «che determinarono le procedure straordinarie di assunzione permangono interamente - prosegue il sindacato - e che il sistema assistenziale regionale non può fare a meno di tale forza lavoro e che anzi necessita un piano urgente, concordato con le organizzazioni sindacali, finalizzato a definire ulteriori fabbisogni assunzionali cui dare risposte concrete ed immediate». La gravità della situazione assistenziale, «legata anche alla pregressa carenza delle dotazioni organiche di personale sanitario, resta unica e talmente grave da rendere ineludibili risposte adeguate», conclue l'Anaao che si impegna a proclamare lo stato di agitazione delle categorie rappresentate laddove non arrivassero risposte dalla Regione.