Luca Sacchi, il ragazzo che ha sparato: «Non volevo ucciderlo». Ma i testimoni lo smentiscono

Luca Sacchi, il ragazzo che ha sparato: «Non volevo ucciderlo». Ma i testimoni lo smentiscono
di Giuseppe Scarpa
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Martedì 29 Ottobre 2019, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 19:52

Non ha convinto gli inquirenti la versione di Valerio del Grosso. L'assassino di Luca Sacchi, freddato con un colpo di pistola alla nuca. «Non volevo uccidere, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa». Del Grosso, nelle ore successive all'omicidio, ha raccontato a più persone quanto avvenuto fuori al pub a Colli Albani. «Ho fatto una cazzata, li volevo solo spaventare», ha confidato agli amici dopo avere «letto sui giornali» quanto avvenuto. Parole che inchiodano il 21enne ma non riescono a chiarire del tutto il contesto in cui si è consumato l'omicidio. Tuttavia per il gip di Roma, che ha convalidato il fermo per lui e per il suo complice Paolo Pirino, ci sono pochi dubbi: la volontà di ammazzare è «indiscutibile».

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FREDDATO
Infatti nell'ordinanza emessa dal giudice vengono citati una serie di testimoni che ricostruiscono ore e minuti precedenti all'aggressione. In particolare, dalla versione fornita da due persone, chi si trovavano in via Mommsen al momento dell'omicidio, viene sconfessata la tesi sostenuta da Del Grosso. Insomma non si tratterebbe di un colpo sparato per sbaglio alla testa. La prima versione è quella di Domenico Costanzo Munoz, amico di Del Grosso. Munoz descrive nei dettagli ciò che è accaduto in quei pochi secondi: «Si è avvicinato a due metri dalla vittima - si legge nell'ordinanza - ha estratto la pistola dalla cintola e ha esploso un colpo che lo ha raggiunto alla testa». Un resoconto confermato anche da un passante e che lascia pochi dubbi rispetto alla volontà di uccidere. «Anche l'altro testimone oculare - sottolinea il gip - ha descritto un'azione volontaria di sparo da parte di un ragazzo».

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Il racconto, in questo caso, è perfino più preciso. Del Grosso «incamminatosi lungo la strada con un braccio teso lungo il corpo, giunto all'altezza dell'incrocio, ha alzato il braccio: quindi subito dopo un forte fragore, si è visto un lampo di luce provenire dalla mano che impugnava qualche cosa». Una esposizione dei fatti che smantella la versione del 21enne indagato per omicidio.
Inoltre, dalla lettura delle carte dell'indagine coordinata dal procuratore Michele Prestipino, resta il «giallo» del denaro che Anastasia Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi, aveva con se nello zaino: si tratta di una cifra cospicua, forse una sorta di «fondo» messo su da più persone per comprare una importante partita di droga. Un'ipotesi questa che farebbe pensare a quel denaro come una sorta di banca per un acquisto per interposta persona. I soldi al momento non sono stati trovati mentre è stato recuperato lo zaino, il portatessere e il portafogli con la patente di Anastasia, un guanto in lattice blu contenente un bossolo esploso e la mazza da baseball di colore nero in metallo usata per colpire Anastasia.
La ragazza, al momento non indagata, non è stata ancora convocata in procura per essere ascoltata, anche se il pm Nadia Plastina ha intenzione di risentirla.

VIGILANZA
Intanto scatteranno una serie di controlli, da parte delle forze di polizia, nei prossimi giorni nei quartieri maggiormente a rischio di Roma, secondo «piani dedicati» poiché la Capitale «è una città enorme e dunque le attività criminali non sono identiche». L'annuncio arriva dal questore di Roma Carmine Esposito. Una decisione presa dopo l'omicidio di Luca Sacchi e di un pregiudicato ferito domenica a colpi di pistola a Casal Bruciato. A Roma, negli ultimi mesi, si sono verificati altri due fatti di sangue. L'assassinio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, per mano di un turista americano, e dell'ultras della Lazio Fabrizio Piscitelli. Anche lui freddato con un colpo di pistola alla testa.

 
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