Lazio in zona arancione? È tra le Regioni in bilico: il rischio di una nuova stretta

Lazio in zona arancione? È tra le Regioni in bilico: il rischio di una nuova stretta
Lazio in zona arancione? È tra le Regioni in bilico: il rischio di una nuova stretta
di Francesco Pacifico
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Sabato 13 Febbraio 2021, 23:47 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 19:32

L’indice Rt, quello che misura la trasmissione del virus, è a quota 0,96. In aumento rispetto allo 0,80 della scorsa settimana. Ancora mille casi di nuovi positivi al giorno, il doppio di quanto è necessario per garantire un buon tracciamento della malattia e il triplo rispetto a ottobre, quando è scattata la fase 2. Il Lazio resterà anche per la settimana entrante in zona gialla, con bar e ristoranti aperti a pranzo e la possibilità di fare sport nei luoghi chiusi, ma ben distanziati e non in discipline di squadra. Eppure sulla regione si profila lo spettro di un passaggio in fascia arancione, con maggiori restrizioni, proprio come avverrà da domani per Abruzzo, Liguria, Toscana e Provincia di Trento. Le quali seguono lo status già decretato per la Provincia di Bolzano e l’Umbria. Per gli esperti sono in bilico anche il Friuli Venezia-Giulia e il Molise, per ora in giallo.

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Guardando ai singoli territori, sono molti i segnali di preoccupazione, in un’Italia dove l’Rt è passato in una settimana da 0,84 a 0,95 e il governo precedente, vista la situazione, ha preferito non aspettare il nuovo per confermare il blocco di spostamenti tra le regioni.

In Abruzzo, con l’indice Rt a 1,22, sono già in zona rossa le province di Chieti e Pescara a causa delle varianti. Uno scenario che ben conosce l’Umbria, con le minizone per esempio nel Perugino, che rischia un lockdown generalizzato. La Liguria, con l’indice a 1,08, sconta un’alta incidenza dei casi. Un po’ più alto, a 1,1, l’Rt in Toscana, dove le varianti (in primis quella inglese) stanno già circolando, mentre a Trento, è sempre alta la percentuale dei positivi (254,85 ogni 100mila abitanti). Per l’alta progressione dei malati contagiati e l’ospedalizzazione spaventano anche il Friuli e il Molise.

Nel Lazio, intanto, l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, da sempre un fautore delle restrizioni, è cauto su un cambio di colore repentino: «È vero, dice, l’indice Rt è ancora alto e di poco sotto la soglia di guardia, ma contemporaneamente stanno diminuendo sia il ricorso ai ricoveri per i malati sia l’incidenza dei positivi sui tamponi effettuati». Sul primo fronte, e quello dell’ospedalizzazione, sono occupati 2.112 letti, quindi meno della metà di quelli che si potrebbero attivare, mentre il rapporto tra contagiati e test è (comprendendo anche quelli rapidi) al 4 per cento. Il doppio considerando soltanto i molecolari. 

IL MONITORAGGIO
Stando alla classificazione nell’ultimo monitoraggio effettuato dalla cabina di regia, con dati aggiornati a giovedì scorso, la classificazione di rischio per il Lazio viene reputata «bassa», anche perché nella Regione persone che si sono infettate con le varianti inglese, brasiliana o sudafricana sono relativamente poche, mentre il numero di positivi complessivi sulla popolazione indica ancora 122 ogni centomila residenti. La Cabina di regia, poi, ha segnalato un’allerta «sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti e valutazione della resilienza dei servizi sanitari territoriali». 

I TIMORI
Possiamo allora stare tranquilli? Non proprio. Lo dice lo stesso assessore D’Amato: «Potrei dire che gli indicatori al momento, non ci portano a ipotizzare un cambio di colore a breve. Ma i numeri sono ancora alti e mai come in questo momento è necessario mantenere tutte le disposizioni di sicurezza. Rischiamo di pagare certi comportamenti che vedo in giro, come gli assembramenti nei fine settimana. Quindi il rischio c’è, anche guardando alle varianti già individuate con una certa frequenza in regioni a noi vicine. Potrà sembrare un paradosso, ma spero nel freddo appena arrivato, perché tenga la gente a casa». Più netto è il professor Massimo Ciccozzi, epidemiologo e professore ordinario al Campus Biomedico di Roma: «Vedo scene in giro, soprattutto nel weekend, che mi preoccupano: gente in coda davanti ai negozi per lo shopping, stretta ai bar a prendere un caffè o un aperitivo. Capisco il bisogno della gente di riassaporare la libertà, ma se si continua così il ritorno in zona arancione è sicuro. L’Rt, poi, è un indicatore che serve soprattutto per capire dove stiamo andando: anticipa i dati che avremo. In sintesi, lo 0,98 rifletta una curva Covid che non ne vuole sapere di scendere, basta un focolaio di più ampie dimensioni e risalgono i casi. Senza contare che a breve le varianti come quelle inglese, ancora poco diffuse nel Lazio ma più aggressive, diventeranno il ceppo prevalente della malattia».
 

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