Scale mobili pericolose nella metro A, Atac sapeva ma ordinò: «Riaprire lo stesso»

Scale mobili pericolose nella metro A, Atac sapeva ma ordinò: «Riaprire lo stesso»
di Michela Allegri
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Venerdì 27 Settembre 2019, 09:19


Le revisioni generali di scale mobili e ascensori nelle stazioni Cipro, Valle Aurelia e Re di Roma? Programmate da anni e mai effettuate, senza che dall'Atac venisse sollevato nessun problema. Di più: un dirigente della municipalizzata dei trasporti - finito sotto inchiesta per frode e lesioni colpose insieme a due colleghi e a tecnici e responsabili della Metroroma - voleva a tutti i costi che gli impianti venissero riaperti, nonostante non fosse garantita la sicurezza. E ancora: dopo gli incidenti avvenuti nelle stazioni Repubblica e Barberini e dopo la chiusura per settimane della fermata Spagna, per evitare altri intoppi i manutentori indagati avevano escogitato un escamotage: riparare gli impianti a qualunque costo, anche con pezzi rotti, per consentire ai gradini di «giracchirare». Dagli atti dell'inchiesta sulle scale mobili impazzite nelle stazioni delle linee A e B della metropolitana di Roma, emerge che dopo l'apertura dell'inchiesta da parte del pm Francesco Dall'Olio gli indagati avevano iniziato ad agitarsi.

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LE INTERCETTAZIONI
Uno dei tecnici di Metroroma, presente a tutti i sopralluoghi effettuati a Repubblica dopo il ferimento di un gruppo di tifosi russi, intercettato con un collega sbotta: «La prima bobina de freni ce l'hanno comprata dopo due anni... de che stamo a parlà, e i cuscinetti, si comprava dieci cuscinetti e scriveva che ne aveva cambiati cento».
Cinque mesi dopo l'incidente a Repubblica, la Metroroma, accusata di avere effettuato manutenzioni fantasma e di avere falsificato schede tecniche, viene sostituita dalla Schindler. Ma dalla municipalizzata hanno sottovalutato un dato: la Metroroma non ha effettuato la revisione generale - programmata da 30 anni - su una decina di impianti e si tratta di una mansione che non è stata commissionata alla nuova ditta. Risultato: gli impianti sono ancora chiusi e la notizia ha fatto il giro del mondo, visto che pochi giorni fa un turista disabile ha rischiato di rimanere bloccato a Cipro, dove né gli ascensori, né le scale mobili erano in funzione. Il prologo è del 23 maggio, quando il responsabile della stazione Cipro riferisce a Renato D'Amico - responsabile d'esercizio della linea A, indagato - che l'azienda era a conoscenza da tempo delle revisioni saltate, facendo intendere che, nonostante le scadenze, nessuno avesse mai preso provvedimenti. «Più che tirare la giacchetta ai colleghi non posso», dice. La stessa situazione si sarebbe verificata in dieci impianti diversi, compresi quelli di Valle Aurelia e Re di Roma. «Se avessero fatto almeno gli ascensori», si rammarica, li avrebbe potuti tenere aperti «per i disabili, gli anziani, per chi ha un bagaglio».
 



D'Amico ha un'idea: chiedere al ministero una proroga per le revisioni in modo da mantenere aperte le stazioni. Ma c'è un problema: un tecnico della Schindler ha redatto una relazione in cui sono stati sollevati dubbi sulla sicurezza. D'Amico, quindi, pretende che «quella frase che allarma» venga tolta.

I PEZZI ROTTI
In una delle informative del commissariato Viminale e della Squadra Mobile c'è anche un'intercettazione choc tra il legale rappresentante della Metroroma, Giuseppe Ottuso, e uno dei tecnici. Parlano di una scala che si trova nella stazione San Giovanni. «C'è da mettere un po' di componenti che ci siano presi per le altre scale - dice il secondo - però c'è da prendere un System Computer, che non abbiamo». Poi offre una soluzione: metterne uno «rotto, ok? Per farla giracchiare, capito?». Quando al tecnico viene chiesto a cosa serva quel componente la risposta è: «Ti dà le distanze di frenata, dice i guasti».

 

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