Roma, il prefetto Piantedosi: «Rigore sul Green pass, i ristoratori collaborino»

Roma, il prefetto Piantedosi: «Rigore sul Green pass, i ristoratori collaborino»
Roma, il prefetto Piantedosi: «Rigore sul Green pass, i ristoratori collaborino»
di Alessia Marani
5 Minuti di Lettura
Sabato 14 Agosto 2021, 00:10

«Roma non va mai in pausa». Il prefetto Matteo Piantedosi è seduto alla sua scrivania di Palazzo Valentini anche a poche ore dal Ferragosto. L’agenda è fitta, zeppa di incontri nella settimana appena trascorsa, già inanellata di riunioni per i giorni a venire: Green pass e movida, rifiuti e trasporti, sgomberi, criminalità e degrado, il campionato in ripartenza... In mostra sul tavolo insieme a faldoni con dentro tutte le emergenze della città - tradizione e anima partenopea - c’è sempre la sua collezione di cornetti rossi, talismani di cui neanche un uomo di «mediazione e risoluzione» come è definito, ormai sa fare a meno. «Un semplice vezzo, iniziato per caso, da un regalo», disse al suo insediamento. Da allora è trascorso un anno esatto e lui non si è mai fermato.

Prefetto, Ferragosto sarà il banco di prova per il Green pass.
«L’obbligo del Green pass c’è e come tutte le regole va rispettato.

I controlli li faremo con rigore, se opportuno e a campione. Ma agiremo in una logica di collaborazione, le parole chiave sono equilibrio e sollecitazione».

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Che intende per collaborazione?
«La circolare del Viminale ha chiarito, intanto, che non c’è obbligo ma facoltà da parte degli esercenti di chiedere i documenti nei casi di manifesta incongruità dei dati anagrafici. Nel caso di dubbi sulla minore età di una persona, per esempio. Faccio appello al buon senso di tutti, gestori e cittadini».

Come si svolgeranno i controlli?
«Cominceremo dai luoghi più affollati, in questi giorni daremo la priorità al litorale, a Civitavecchia, Ostia, Ardea, Anzio e Nettuno. Ma anche a zone del Centro come Pigneto, Trastevere e S. Lorenzo dove ci sono ancora molte presenze. Ci saranno verifiche in divisa e squadre in borghese di polizia, carabinieri e polizie locali. Ma come sempre fatto finora l’azione non avrà l’intento di penalizzare i lavoratori o le persone, ma di responsabilizzare al rispetto della norma».

Dopo l’estate, però, gli spazi all’aperto diminuiranno e l’insofferenza per il Green pass potrebbe crescere.
«Chi ha voluto esprimere il proprio dissenso è stato e sarà libero di farlo nelle maniere dovute. Ma la stragrande maggioranza degli esercenti è responsabile. I romani già dal lockdown hanno mostrato di sapersi autoregolamentare. Lo dicono anche i dati. Tra agosto e dicembre 2020 sono state controllate 1,2 milioni di persone e le sanzioni sono state 8.500; dall’inizio dell’anno al 10 agosto le verifiche hanno riguardato 2 milioni e 750mila cittadini con sole 1.100 multe. Il Green pass sarà sempre più diffuso e, poi, le ottobrate romane sono famose...».

Stasera una squadra romana torna ad accogliere il proprio pubblico all’Olimpico, al 50%. Ci aspettano criticità?
«Oltre alle solite dinamiche legate alle tifoserie e ai match, ci sarà l’aspetto della sicurezza sanitaria, ma il sistema stadio è ben rodato e il pubblico dovrà comunque avere il Green pass se vuole vedere la partita».

Si preannunciano proteste?
«Non si possono escludere manifestazioni estemporanee per cui non ci sono stati preavvisi, ma la Questura e le forze dell’ordine sono pronte a farvi fronte».

Dopo un anno cosa ha compreso meglio di Roma?
«Che è una realtà complessa in cui tutte le tematiche hanno sempre un link tra loro. Pensiamo ai saltafila e agli abusivi al Colosseo: dietro si sospetta una regia più ampia. O alle occupazioni nelle case popolari, in alcuni casi, risultate strumentali alla malavita. Né si può pensare Roma senza la sua area metropolitana. Su certe questioni, come i rifiuti e i trasporti, serve meno segmentazione delle funzioni e vanno finalmente ripensate le funzioni di Roma Capitale».

Oggi i rifiuti sono una emergenza. Quale la soluzione?
«Sono arrivati al pettine i nodi del sistema, abbiamo riaperto l’impianto di Albano, ma presto chiuderà Civitavecchia».

E Guidonia?
«Nessuno si chiami fuori. Se non ci sarà alternativa a Civitavecchia, non sarà un problema solo di Roma ma di tutti. A settembre la crisi potrebbe non rimanere confinata al carattere locale».

 

Ossia, il commissariamento? 
«Non sarebbe la prima volta».

È stato sgomberato via del Caravaggio, per farlo sono state date case agli ex abusivi. Non è un segno di debolezza?
«No, assolutamente e non è una legittimazione del metodo. Lo sgombero del Caravaggio è stata una pietra angolare perché avvenuto senza l’uso delle forze dell’ordine. Ma tolleranza zero per le nuove occupazioni. Entro l’anno faremo almeno altre due sgomberi. Per l’ex clinica Valle Fiorita stiamo lavorando».

Pure CasaPound entro l’anno?
«Non è escluso, ci sono interlocuzioni. Abbiamo acceso un faro anche sulle occupazioni nelle case popolari e non dimentichiamoci nemmeno l’abbattimento delle case abusive dei Casamonica in via Marchetti. Va ridata sicurezza e dignità agli abitanti regolari».

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Continuerete con gli Osservatori nei Municipi?
«Sì, recepire le segnalazioni di cittadini e periferie è fondamentale».

Sono tante?
«Telefonate, email, una valanga. Monitoriamo anche i social. Sulla base delle indicazioni dei residenti siamo andati in modo chirurgico all’Esquilino e a Termini con i servizi di alto impatto e tra poco saremo a S. Lorenzo. Altra azione forte per la legalità e il decoro è in atto nell’area del Parco archeologico del Colosseo, cartolina di Roma e dell’Italia nel mondo».

Ha rispolverato persino un decreto del ‘77 per togliere linfa agli interessi criminali. Ce lo spiega?
«Revochiamo la licenza a chi presta la sua attività a base logistica per affari criminali. Abbiamo chiesto ben 16 revoche, 10 già applicate».

A ottobre avremo le amministrative in era Covid...
«Per garantire il voto a chi è in quarantena impiegheremo personale sanitario delle Uscar».

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