Green pass (anche) per un caffè al banco, ira dei baristi: «Questa è la fine»

Fino al 31 marzo la consumazione in piedi solo con un super certificato: "In pericolo incassi e posto di lavoro"

Green pass per un caffè al banco, ira dei baristi: «Questa è la fine»
Green pass per un caffè al banco, ira dei baristi: «Questa è la fine»
di Camilla Mozzetti e Giampiero Valenza
4 Minuti di Lettura
Venerdì 24 Dicembre 2021, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 09:39

Il governo ha deciso: il caffè al banco solo con il super Green pass nel tentativo di ridurre la diffusione del Covid fino al prossimo 31 gennaio. Ma se la misura - dettata dalla recrudescenza dei casi - è a tempo, la categoria dei pubblici esercizi è convinta che recherà comunque un danno al settore. «Per non applicare una volta per tutte l'obbligo vaccinale - commenta Sergio Paolantoni, presidente della Fipe Confcommercio - ci costringono a controllare 30 milioni si consumatori di caffè al giorno per 30 giorni. Parliamo di 900 milioni di controlli contro 6/7 milioni di no vax, è assurdo».

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Per Claudio Pica, presidente di Fiepet Confesercenti Roma, è facile fare un conto su quanto i commercianti saranno costretti a perdere a causa delle nuove direttive.

Nelle 8 mila caffetterie romane gli incassi saranno sempre più magri. «Facendo un paragone con le normali giornate di lavoro -prosegue Pica - noi stimiamo danni da 3,5 a 4 milioni di euro ogni giorno per i soli bar romani». «In questo modo, in alcune situazioni, potrebbe esserci anche un aumento dei costi perché bisognerebbe mettere una persona ad hoc, all'ingresso, solo per fare i controlli sul Super Green Pass e le attività non hanno personale in eccedenza», conclude Paolantoni.

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I baristi capitolini non ci stanno ad essere al centro delle restrizioni. «Troverei questa norma più equa se venisse applicata a tutte le categorie prosegue il presidente di Fiepet Confesercenti Roma - non capisco, a questo punto, quale sia la differenza tra un supermercato e un bar. Nel primo caso si rimane per molto tempo tra le corsie, nel secondo al massimo si resta per due o tre minuti per consumare un caffè. E la fila a un bar non è di certo uguale a quella che tutti i giorni si fa al supermarket».

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LE VOCI
E tra i baristi, intanto, è un coro di no. Sentono sulle loro spalle la sofferenza di questi anni di pandemia e vedono un futuro molto nero se dovessero entrare ancor meno clienti a causa delle ulteriori restrizioni. Il classico caffè e cornetto è un rito che potrebbe essere sempre più messo in discussione. «Abbiamo già perso il 50% della nostra clientela a causa del Covid, il Super green pass al bancone sarà per noi un'ulteriore mazzata e penalizzati sono ancor di più i locali che non si sono riorganizzati con le consegne a domicilio spiega Elena, barista titolare del Garage Coffee Bar di via Casilina Servirebbero, invece, maggiori controlli in strada».

 

Alle richieste di Elena, che tutte le mattine si mette dietro al bancone della caffetteria di Ponte Casilino, fa eco chi è alla cassa del locale Sicilian's, su via Tuscolana. «Servono persone in grado di far rispettare le norme all'esterno, stiamo lavorando già alla metà di quanto facciamo normalmente. La situazione è davvero difficile». A poca distanza c'è un altro locale, l'Alex Bar. Qui si tocca con mano la contrarietà al provvedimento. «Ci vogliono proprio far chiudere racconta Alessandro, titolare della piccola caffetteria Le persone non girano più, hanno paura. Entrano, si avvicinano e subito si allontanano. Non si può lavorare così. Basta che un cliente faccia uno starnuto che subito si vede qualcun altro che prende e va via».
 

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