Roma, due ragazze subiscono un furto ma vengono scambiate per ladre e portate in caserma. Tensione, poi il rilascio

Roma, due ragazze subiscono un furto ma vengono scambiate per ladre e portate in caserma. Tensione, scuse e rilascio
Roma, due ragazze subiscono un furto ma vengono scambiate per ladre e portate in caserma. Tensione, scuse e rilascio
di Michele Galvani
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Sabato 28 Novembre 2020, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 13:23

Scambiate per autrici di una rapina, fermate e, dopo attimi di tensione, portate in caserma: infine rilasciate. E' successo a Roma domenica scorsa, in zona parco della Caffarella, protagoniste due donne romane e alcune pattuglie dei carabinieri di zona. Tutto nato da un equivoco, come in un film, ma scritto da uno sceneggiatore da premio Oscar. Le donne infatti, avevano subito un furto nella loro auto ed erano state loro stesse a chiamare i carabinieri. E qui entra in scena il classico “sliding doors”. I militari, pochi minuti erano stati chiamati anche da un'altra donna vittima di un furto al bancomat: «Mi hanno rapinato due ragazze, avevano tute nere da ginnastica». A quel punto i carabinieri altro non hanno fatto che il loro lavoro: cercare in zona le due ladre. Che guarda caso, corrispondevano perfettamente al profilo delle due romane, che chiameremo Chiara e Marta (nomi di fantasia). Da qui il caos, il fermo, il chiarimento e il lieto fine (seppur a fatica).

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L'allenamento

Chiara e Marta domenica, complice la splendida giornata di sole, decidono di andarsi ad allenare - ben distanziate - al parco della Caffarella. Ma commettono un piccolo grande errore: lasciano nella loro auto le giacche con i documenti. Al ritorno, l'amara scoperta. Vetro infranto, giubbotti rubati. Dopo la chiamata al numero d'emergenza chiedendo un intervento rapido, le donne decidono comunque di cercare da sole le loro giacche.

Siamo in largo largo Venturi.

Il bancomat

A pochi metri di distanza intanto, una signora subisce un furto/aggressione in un bancomat di piazza Cantù: due ragazze, presumibilmente nomadi, la costringono con le minacce a un prelievo importante (1.500 euro) e poi fuggono. Anche la vittima chiama i carabinieri. A questo punto nel quartiere arrivano diversi militari a caccia delle ladre. Sì, ma quali? Quelle/quelli della macchina o del bancomat?

L'equivoco

Alcuni carabinieri vedono due donne in atteggiamento sospetto, prima a rovistare tra i cassonetti, poi accovacciate tra le auto. «La descrizione corrisponde, fermiamole», dicono. Così i militari bloccano Chiara e Marta. Ne nasce una discussione. «Non abbiamo fatto niente, ci hanno rubato le giacche». «Favorite i documenti», «Non li abbiamo, ce li hanno rubati». E qui Marta inizia ad alzare i toni, «ad assumere un atteggiamento ostile, poco collaborativo» fanno sapere i carabinieri della stazione Tuscolana, intervenuti sul posto. Quindi, con la descrizione fornita dalla signora rapinata al bancomat e il fatto che Chiara e Marta fossero "tese" e senza "alibi" in quel momento, i militari si sono visti «costretti a fermarle e portarle in caserma per accertamenti». Non un fatto piacevole, sottolineano. Ma comunque hanno applicato un semplice protocollo. Le donne, dal canto loro, una volta calmate, finito lo spavento, in caserma hanno spiegato per filo e per segno cosa fosse loro successo. Da lì, il chiarimento e le scuse. Poi, il rilascio. Delle due ladre (vere) del bancomat, nessuna traccia. Svanite nel nulla.

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Una delle due starebbe pensando di sporgere denuncia nei confronti dei carabinieri. Sarebbe, forse, un po' troppo. Chiara e Marta, al posto dei militari, cosa avrebbero fatto? Avrebbero lasciato libere due donne che corrispondevano esattamente alle ladre descritte dalla vittima? Senza documenti e in atteggiamento sospetto? Il "film" finisce dopo diverse ore, meglio evitare che siano lunghi anche i titoli di coda. 

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