Cranio Randagio, nuova inchiesta sulla morte del rapper di x Factor: caccia a chi gli fornì la dose letale

Cranio Randagio, nuova inchiesta sulla morte del rapper di x Factor: caccia a chi gli fornì la dose letale
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 13 Giugno 2019, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 09:39


Undici ragazzi e una ragazza. Tutti ventenni, chi dj e videomaker, chi compositore o produttore di musica. A sentire gli invitati della festa alla Balduina, a conclusione della quale il rapper romano Vittorio Bos Andrei, nome d'arte Cranio Randagio, è rimasto ucciso a 22 anni da un cocktail di droghe, quella notte nessuno aveva assunto o fatto girare droga pesante. Solo «sigarette di marjuana», birra, vino e tequila a volontà. L'autopsia invece aveva rivelato che Cranio nel sangue avesse tracce di ketamina, Mdma, codeina, morfina, un farmaco oppiaceo e del crack. Un cocktail letale. A quasi tre anni dalla morte di Andrei - il decesso risale al 12 novembre 2016 l'inchiesta riparte proprio dalla droga sniffata e ingerita. Anzi da un tipo particolare di droga assunta, il crack. Quando l'ha assunta il rapper? È questo il quesito a cui la procura dovrà dare una risposta, su disposizione del giudice per l'udienza preliminare, che ieri appunto ha sollecitato l'approfondimento tossicologico.

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GLI INDAGATI
Restano sospese per ora le posizioni dei tre indagati: Francesco Manente, 26 anni, il presunto fornitore delle sostanze che hanno ucciso il rapper, accusato di detenzione e spaccio di stupefacenti, nonché del reato di morte come conseguenza di altro delitto; Pierfrancesco Bonolis, il videomaker che l'11 novembre festeggiava in casa sua il ventiduesimo compleanno e Jaime Garcia De Vincentiis, oggi venticinquenne, accusati di favoreggiamento. Un tossicologo dovrà datare le tracce di crack. Per stabilire se Cranio l'avesse fumata quella notte o nei giorni precedenti. Un dettaglio che il giudice ritiene necessario per raccogliere indizi su chi l'ha potuta vendere o portare quella droga. Il pusher sotto inchiesta? O altri spacciatori, giorni prima? Scavando tra le bugie e il silenzio degli invitati, nonostante le intercettazioni ambientali e telefoniche, persino la squadra omicidi della mobile ha scovato poco sul caso.

LE INTERCETTAZIONI
Solo una frase: «porto io il crack». L'aveva scritta su facebook il pomeriggio della festa il nickname Francesco XI, che poi si scoprirà essere Francesco Manente, il più grande del gruppo, e una denuncia per spaccio come precedente. In chat si parla del compleanno. Qualcuno dice: «Porto birra». E Manente aggiunge: «Io porto il crack». Il crack, è un derivato della cocaina, lavorata cotta e inalata. Nessuno degli amici, però, riferisce di aver visto quella notte qualcuno farne uso. «Ci siamo fatti l'ultima canna e poi siamo andati a letto alle nove del mattino», dirà agli investigatori il padrone di casa, Pierfrancesco Bonolis, detto Pier, «russava». Alle due lo scoprirà rigido, ormai morto. Lo stesso Pier chiarisce la posizione di Manente: «Francesco abita a Prati ed era un amico di scuola di mio fratello, non conosceva Cranio. In merito al messaggio «io porto il crack, posso dire che è stata una delle sue tante stupidaggini. Infatti posso dire con certezza che la sera della mia festa, Francesco non portò droga». Qualcuno sostiene che Cranio Randagio l'abbia potuta comprare quando è uscito una mezzoretta assieme all'amico Jaime. «Io dovevo prendere le sigarette. Andrei invece doveva andare a piazza Giovenale», ammetterà Jaime un anno e mezzo dopo, «Penso che abbia preso della anfetamina quando ci siamo separati. La stessa che poi mi ha offerto. Ma io non ero presente». «Credo che Vittorio abbia fatto uso di Md, forse in pillole» rivelerà troppo tardi e sempre in maniera approssimativa un altro amico, aggiungendo «ma non ne sono sicuro». I dodici invitati, insomma, sostengono di aver visto poco, anzi niente. Si affaccia il rischio che il mistero sui pusher che hanno imbottito il rapper resti tale. «A nostro avviso, seppure alcune piste investigative sono rimaste inesplorate», sostiene invece l'avvocato Marco Macchia che assiste la famiglia Andrei, «ci sono comunque già gli elementi per disporre un processo». Il fratello di Cranio, Sergio 18 anni, intanto, ha inciso il primo singolo, Pienodipanico, fra il cantautorato e il punk rock.

 

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