Variante indiana a Roma, test in due quartieri: «Caccia ai contatti»

Covid, variante indiana test in due quartieri: «Caccia ai contatti»
Covid, variante indiana test in due quartieri: «Caccia ai contatti»
di Francesco Pacifico
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Martedì 4 Maggio 2021, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 04:20

Singh, mediatore culturale per la comunità Sikh al Centro di via Astalli per i rifugiati, racconta: «Ogni giorno ci chiamano a decine di connazionali per sapere come venire, anzi tornare in Italia. A tutti diciamo di non farlo». È allarme tra gli indiani della Capitale, poco più di 16mila sparsi tra l’Esquilino, Tor Pignattara, il Prenestino o Torre Angela. E la paura è duplice: di passare da untori e di essere contagiati dai loro connazionali che sbarcano dall’India, dove ogni giorno i morti per Covid superano quota 3.500. Non a caso in due aree dove è maggiore la loro presenza - piazza Vittorio e dintorni o Tor Pignattara - chi viene dal Subcontinente indiano tende a mimetizzarsi, riduce al minimo gli spostamenti, si guarda intorno pur continuando la propria vita e le proprie attività, per lo più nel terziario.

Lo screening - La Regione, dopo aver monitorato la provincia di Latina, è pronta a fare tracciamento anche nella Capitale. Ma per uscire da questa situazione questo bisogna attrezzarsi, anche senza aspettare le autorità italiane: ed ecco le cinque comunità Sikh nella Città eterna iniziare - racconta sempre Singh - «a fare i tamponi (o meglio a prenotare i test), a fissare gli appuntamenti per i vaccini, ad aiutare le famiglie che hanno ancora alcuni membri in India, a garantire che chi è arrivato da poco se ne stia in quarantena». In questo clima ha fatto tirare un piccolo sospiro di sollievo il fatto che tra i 23 positivi sul volo da New Delhi atterrato la scorsa settimana a Fiumicino sia stato rilevato un solo contagiato con variante indiana. Per la cronaca l’aereo atteso domani sempre a Fiumicino e sempre da New Delhi è stato cancellato, vuoi per i pochi passeggeri con cittadinanza italiana che possono prenotarsi, vuoi per le pressioni arrivate dalle nostre autorità sanitarie per ridurre i collegamenti. Restano schedulati, al momento, i due voli dall’India previsti per giovedì e venerdì. Padre Showraiah, da cinque in Italia e alla guida di una parrocchia verso Largo Argentina, racconta: «Aiutiamo per quanto possibile i nostri connazionali, ma siamo fermissimi nel dire che non è questo il momento per tornare in Italia. Ma c’è gente che vuole farlo, per scappare dalla pandemia e per garantirsi cure più adeguate». Non ama il clima che si respira in Italia, Ripu, qui da 8 anni e che alleva cavalli. Ieri era a ridere a scherzare con otto colleghi suoi connazionali in un ristorante indiano dietro piazza Vittoria, stranamente vuoto: «L’India, lo scorso anno con il premier Modi, ha aiutato tutti i Paesi che erano stati colpiti dal Covid, Italia compresa.

Ora tocca a voi farlo. Quello che sta succedendo nel mio Paese non è mica colpa nostra, prendetevela con i cinesi». Gli amici che lo ascoltano, e lo vedono infervorarsi, si affrettano a chiarire che «finora dalle autorità italiane si è avuto tutto l’aiuto necessario».

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Ripu, che non vuole essere frainteso, quasi li zittisce: «Vorrei fosse chiaro che io ci tengo alla mia salute e non intendo metterla a rischio. Quindi non posso essere un rischio per gli altri. Nel mio lavoro giro per ippodromi e maneggi e ogni volta, gare e allenamenti, faccio un tampone». Qualche centinaio di metri più in là, nel suo minimarket, Baldev ammette di «avere paura. Quando vedo un indiano che non conosco, aumento la distanza di sicurezza prima di servirlo e gli chiedo da quanti giorni è in Italia». Il timore di contagiarsi corre nella comunità. «Io - aggiunge Baldev - ho fatto il vaccino. E rispetto tutte le restrizioni: ho un mio lavorante che viene da Latina, da quando c’è la zona rossa entrambi ci siamo detti che avremo aspettato prima di rivederci». Ha tre amici appena tornati dall’India, e tutti in quarantena, anche Sukhpal: «Vivo a Tor Pignattara da anni e non ci sono mai stati problemi. Anche per questo ai miei amici abbiamo detto di chiudersi in casa e di chiedere a noi quello di cui avevano bisogno per non farli uscire». Poco più in là una negoziante italiana sospira: «Speriamo, perché qui la paura di contagiarsi aumenta giorno dopo giorno». 

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