Covid, contagi in classe a Roma: un caso su 5 tenuto "nascosto" dai genitori

Covid, contagi in classe a Roma: un caso su 5 tenuto "nascosto" dai genitori
Covid, contagi in classe a Roma: un caso su 5 tenuto "nascosto" dai genitori
di Flaminia Savelli
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Sabato 27 Febbraio 2021, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 16:43

Alunni positivi non segnalati dalle famiglie: scatta l’allerta nelle scuole già in allarme per i contagi da variante. Dopo la scuola Chizzolini del Villaggio Prenestino nel quartiere Lunghezza, periferia est di Roma, chiusa per 14 giorni dopo che una maestra e uno studente erano risultati positivi alla mutazione inglese. Con effetto domino, i cancelli sono stati sbarrati anche alla media Sinopoli del quartiere Africano, in questo caso per un contagiato dalla brasiliana. 

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Dunque l’attenzione su assenze e sintomi sospetti è altissima.

Ma i conti nel registro delle assenze dei professori non torna. Difficile dunque “mappare” la situazione dei contagi negli istituti romani: secondo gli ultimi report, almeno 1 positivo su 5 sfugge al controllo. 

LA COMUNICAZIONE
A partire dal liceo Torquato Tasso. L’istituto dallo scorso gennaio non ha avuto casi Covid ma ha mandato classi in isolamento cautelare in seguito a influenze sospette, poi risultate negative al tampone. Tuttavia, il liceo ginnasio di via Sicilia, ha segnalato un aumento di “lavoro” dovuto al monitoraggio giornaliero delle assenze. Rilevando che: «Non sempre i genitori comunicano i casi sospetti all’addetto Covid per ragioni inspiegabili, ostacolando la messa in quarantena precauzionale dell’intera classe» come spiegato dalla scuola. 
La segnalazione era arrivata mercoledì scorso, dopo che era stato accertato un “contatto” tra la scuola media Sinopoli (appena chiusa per un alunno positivo alla mutazione brasiliana) e alcuni studenti del liceo. 
Un caso analogo si era però registrato al Villaggio Prenestino: l’istituto comprensivo era stato chiuso il 29 gennaio per una maestra e un bambino positivi. 
Mentre le classi erano state sospese, i sanitari delle Asl procedevano con lo screening di massa individuando poi la variante inglese. Eppure la preside Angela Giuseppina Ubrìaco, non era stata informata per vie ufficiali dell’individuazione del nuovo ceppo: «Non so nulla sui positivi alle varianti» aveva detto il pomeriggio del 10 febbraio.
Un “cortocircuito” che rischia di aumentare così la diffusione del virus.

LA PROCEDURA
«La questione è molto delicata- aggiunge Rusconi- non c’è nessun obbligo di legge sull’informazione, questo lo dobbiamo chiarire, ma di responsabilità. Non possiamo costringere i genitori a dare informazioni in merito. Ma rinnoviamo l’invito, soprattutto ora che sono iniziate le vaccinazioni per i docenti e il personale scolastico. Proprio mentre sono emersi diversi casi di mutazione inglese e brasiliana. Ma- conclude il presidente di Assopresidi- è necessaria la collaborazione di tutte le parti. Famiglie incluse».
Come previsto dal protocollo del Ministero della Salute e dall’ufficio scolastico infatti, la comunicazione dei positivi agli istituti arriva dalle famiglie dell’alunno. A quel punto la scuola, insieme alla Asl di competenza, attivano le procedure. Dalla quarantena fiduciaria per i compagni di classe e i docenti, allo screening fino al sequenziamento in caso di sospetta variante, e quindi la sanificazione.
Protocolli che variano a seconda del ceppo individuato: «Ci aspettiamo sempre la massima trasparenza e collaborazione da parte di studenti e famiglie» dice Stefania Senni, preside del liceo scientifico Amedeo Avogadro di via Brenta. Che precisa: «In questo caso la responsabilità sulla mancata comunicazione, è anche del medico che poi segue lo studente e la famiglia nel percorso della malattia. Ci aspettiamo che anche il dottore si accerti dell’avvenuta comunicazione agli istituti scolastici e quindi alle azienda sanitaria di riferimento. 

Ognuno, per forza di cose, deve fare la sua parte. Nella nostra scuola – conclude- siamo riusciti a tenere alta la guardia. Assenze e malattie degli studenti sono sempre controllati e siamo pronti a intervenire in caso di “anomalie”, come assenze prolungate».

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