Covid, indice Rt sotto 1, ma il Lazio non allenta i divieti su bar e locali

Covid, indice Rt sotto 1, ma il Lazio non allenta i divieti su bar e locali
Covid, indice Rt sotto 1, ma il Lazio non allenta i divieti su bar e locali
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 19 Novembre 2020, 22:58 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 00:12

«La tutela della salute viene prima di tutto. Non possiamo vanificare gli sforzi che abbiamo fatto con una riapertura generalizzata di bar e ristoranti». Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio, fa capire quale sia l’orientamento della Regione difronte alla discussione che si è appena aperta a livello nazionale. La domanda è: che succede il 3 dicembre, quando scade il dpcm che ha spacchettato l’Italia in zone rosse, arancioni e gialle? Governo e Regioni discutono della possibilità di riaprire i locali anche dopo le 18, tra due settimane. 
Ma la linea dell’assessore alla Salute di Zingaretti è chiara: fino a Natale e per l’inizio del 2021 «è complicato che si possano allentare gli attuali divieti».

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Semmai è il contrario: potrebbero essere inaspriti se la situazione peggiorasse. Va detto che gli ultimi dati, con tutte le cautele del caso, lasciano ben sperare. Ieri, per la prima volta da oltre 2 mesi, l’indice Rt del Lazio è scivolato sotto quota 1. Di un pelo: 0,9. Non significa però che la situazione possa essere presa sottogamba. D’Amato è tra i rigoristi, ha sempre sposato la linea della prudenza, non a caso alcune restrizioni nel Lazio sono state adottate prima rispetto al resto dello Stivale. Per esempio l’obbligo di mascherina all’aperto. E oggi il Lazio è l’unica grande regione in zona gialla dell’Italia Centrale. «Ma ci vuole poco - avverte D’Amato - perché la situazione possa peggiorare, questa pandemia ci ha insegnato che il quadro può aggravarsi molto rapidamente. Anche oggi siamo comunque intorno ai 2.700 casi al giorno, quanto potranno calare da qui al 3 dicembre?».

Il mantra della Regione è: «Cautela, cautela, cautela». Impostazione condivisa dal governatore Nicola Zingaretti. 


RISCHIO PROTESTE
«Dopo il 3 dicembre faremo naturalmente una valutazione sulla situazione che si verrà a creare, procederemo per step, ma è difficile che ci possano essere passi indietro e riaperture generalizzate». D’Amato non ha paura delle proteste che verosimilmente si leveranno da un segmento importante del mondo produttivo, a partire dai ristoratori. «Quando si tratta di difendere la salute di romani e laziali - dice - sono un bulldog». 


I RICOVERI
I dati di ieri, si diceva, confermano che la curva dell’epidemia nel Lazio non solo si è appiattita ma forse inizia, timidamente, a flettere. Nelle ultime 24 ore i tamponi sono aumentati (27mila), ma i positivi sono in calo: ieri sono stati registrati 2.697 casi, 169 in meno rispetto a mercoledì. È presto per capire se il trend proseguirà stabilmente nelle prossime due settimane, ma l’indice Rt, che descrive il tasso di contagiosità del coronavirus, è tornato sotto quota 1. Cresce ancora però il numero dei ricoveri (+47) e altre 11 persone ieri hanno avuto bisogno della rianimazione.

«Il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva - spiega l’Unità di Crisi Covid del Lazio - è al 32% e quello di area medica per pazienti Covid al 49%». Anche questi numeri suggeriscono prudenza, dicono alla Pisana, perché appunto la curva epidemiologica impiega molti giorni per abbassarsi, ma se il tracciamento è fuori controllo e produce una crescita esponenziale, i casi possono moltiplicarsi molto velocemente. Ecco perché, conclude l’assessore alla Sanità D’Amato, «serve ancora tempo. Non bisogna abbassare la guardia».
 

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