Gaia e Camilla, il testimone chiave: «Quelle due ragazze nel buio all'improvviso: non poteva vederle»

Gaia e Camilla, il testimone chiave: «Quelle due ragazze nel buio all'improvviso: non poteva vederle»
di Alessia Marani
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Martedì 24 Dicembre 2019, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 09:11

Tra le dichiarazioni rese dai testimoni agli agenti del II Gruppo Parioli subito dopo il drammatico incidente di Corso Francia ce n'è una che gli inquirenti definiscono «chiave». Il teste, T. O., un sedicenne alla guida di una minicar che si trovava al momento dell'impatto sul vialone, sarà presto riconvocato per essere ascoltato nuovamente e mettere a confronto la sua versione con quella di altre persone informate sui fatti. C'è una cosa, però, che sembra accomunare tutte le dichiarazioni e che lui ribadisce: «L'uomo alla guida del Suv non poteva evitare le due ragazze, erano fuori dalla sua visuale». T. O. racconta ai caschi bianchi che era fermo al semaforo ma dal lato opposto rispetto a quello del ristorante T-bone. «Non so perché ma lo sguardo mi è caduto proprio su quelle due ragazzine che all'improvviso - dice -, nonostante il semaforo fosse rosso per i pedoni, hanno cominciato a correre mano nella mano sotto la pioggia per attraversare la strada». Il testimone è sicuro di avere visto una macchina che sopraggiungeva sulla corsia centrale (ciascuna delle due carreggiate su Corso Francia è composta da tre corsie) che ha frenato ed è riuscita a schivarle per un pelo, ma che poi la Renault guidata da Pietro Genovese, che arrivava alla sinistra di questa vettura, se l'è trovate davanti senza avere il tempo di evitarle.

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«L'auto che si era fermata nel tratto centrale copriva completamente la vista al Suv che sopraggiungeva alla sua sinistra, lui è arrivato veloce e quelle due ragazze che correvano gli sono sbucate davanti, non poteva vederle». Tutto si è consumato in un lampo. «Non so perché ma, mentre ero fermo, lo sguardo mi era caduto proprio sulle due ragazze, io le ho viste sulle strisce pedonali, le guardavo stringersi la mano e lanciarsi nella corsa e mi chiedevo: Ma che fanno, è rosso. Poi la prima auto che frena e il Suv che le ha centrate in pieno e scaraventate a molti metri di distanza. Le ho viste volare via, è stato terribile». Secondo il testimone, «molti dicono che non erano sulle strisce perché i corpi erano molto distanti, vicino ai guard-rail, ma per me erano sull'attraversamento pedonale e per loro era rosso, mentre per le auto che andavano verso il Centro, quindi anche per il Suv, era verde».
 

 


IL GUARD RAIL
Su questa circostanza le indagini sono in corso. Saranno soprattutto le perizie tecniche, commisurando i punti esatti dove sono stati ritrovati i due corpi di Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, alla velocità a cui procedeva la Renault Koleos condotta dal ventenne Pietro Genovese, figlio del regista Paolo (anche se il fattore pioggia e l'asfalto bagnato non aiutano), a stabilire il punto esatto dell'impatto. Altri testimoni avrebbero detto che le due studentesse di terza liceo stavano attraversando più vicino al centro dell'incrocio e non sulle strisce, dopo essere passate sotto la rampa dell'Olimpica.

SOTTO IL DILUVIO
La polizia locale non esclude, comunque, in attesa delle perizie, che le due sedicenni avessero tentato di oltrepassare o scavalcare il guard-rail centrale e che siano volate diagonalmente sul lato più a destra della carreggiata perché colpite proprio nel punto più vicine allo spartitraffico. Era notte fonda, sotto il diluvio, e anche i testimoni, non solo gli automobilisti potevano avere avuto una visuale non perfettamente nitida.

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