Coronavirus, a Roma 20 ricoveri allo Spallanzani: reparto superblindato, ma erano tutti falsi allarmi

Coronavirus, a Roma 20 ricoveri allo Spallanzani: reparto superblindato, ma erano tutti falsi allarmi
Coronavirus, a Roma 20 ricoveri allo Spallanzani: reparto superblindato, ma erano tutti falsi allarmi
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 30 Gennaio 2020, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 20:54

In questi giorni non c'è tempo per riposarsi nel laboratorio di virologia dell'Istituto Spallanzani di Roma. Da Napoli, da Bolzano, da Pistoia, da molte parti di Italia stanno arrivando le fiale da esaminare per verificare che i casi sospetti di persone provenienti soprattutto dalla Cina e in particolare dalla provincia di Hubei, non siano state contagiate dal coronavirus di Wuhan. Ad oggi il responso è sempre stato lo stesso: negativo, semplici influenze. Ma le verifiche vanno eseguite, con la massima attenzione e lo Spallanzani è il punto di riferimento per l'Italia per quanto riguarda le malattie infettive, un'eccellenza a livello europeo.

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Si tratta di un lavoro non semplice perché ancora non ci sono i kit per questi tipi di esami. Arriveranno presto, ma saranno solo per una prima verifica. «Da noi ci sono i migliori specialisti», dice Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani.

VERIFICHE
Alcuni numeri: in totale sono stati 40 i casi approfonditi (e vale la pena ripeterlo, tutti negativi). Anche se con molta discrezione, in un ospedale in cui è pane quotidiano il rispetto dei protocolli di sicurezza, ma anche della privacy e dell'attenzione massima a non alimentare psicosi, sono stati già ricoverati 20 pazienti sotto osservazione. Attualmente sono due, ma comunque vale per tutti il punto di partenza: tutti casi negativi. Tra gli esperti c'è chi, guardando a Francia e Germania, avverte: «Prima o poi potrebbero esserci dei casi anche in Italia, ma i controlli sono meticolosi». La maggior parte era cinese, ma c'era anche un paziente di un'altra nazione asiatica e un italiano, che aveva avuto contatti con persone provenienti dalla provincia di Hubei. Anche per lui esito negativo.In queste ore diversi cittadini cinesi - turisti ma anche residenti a Roma che sono stati nel loro paese di origine di recente - stanno andando autonomamente nel pronto soccorso dello Spallanzani per essere sicuri di non avere il coronavirus e, in qualche modo, rassicurare familiari e amici.
 



Per questi pazienti c'è un percorso protetto, perché lo Spallanzani vuole evitare che vi siano contatti come avviene invece in pronto soccorso tradizionale. Ci sono anche cartelli con scritte in mandarino, proprio per dare informazioni più chiare ai cittadini cinesi. Ma la vera area protetta, come già avvenne ai tempi dell'ebola (allo Spallanzani fu ricoverato, curato e guarito Fabrizio Pulvirenti, il medico siciliano di Emergency) è la Quarta divisione di Malattie infettive e altamente contagiose diretta dal professor Emanuele Nicastri. Si trova all'interno della palazzina, ma con una scala esterna che viene utilizzata per particolari tipi di pazienti che non devono avere contatti con altre persone.

Ci sono posti letto in totale isolamento, sorvegliati anche dalla Sicurezza, da cui ovviamente il paziente non può uscire, è diviso oltre che dalle pareti da una vetrata dalla quale vede i medici e gli infermieri. Quando questi ultimi entrano, lo fanno con le necessarie precauzioni, a partire dalle tute isolanti, per evitare il contagio che, nel caso del coronavirus di Wuhan avviene per via aerea. Esistono dei percorsi protetti, che cominciano sin dal momento in cui il servizio sanitario si prende carico del caso sospetto. Usiamo come esempio un volo arrivato dalla Cina, per il quale all'atterraggio a Fiumicino scatta lo screening - i controlli - meticoloso per tutti i passeggeri, con la misurazione della temperatura.

ISOLAMENTO
Se c'è un sospetto, il paziente viene trasportato allo Spallanzani utilizzando una delle ambulanze isolate, dello stesso tipo che servì per il medico malato di ebola. Ora si tratta di capire se la decisione di sospende i voli per la Cina presa da compagnie aeree europee come Klm, Lufthansa e British, sarà imitata anche da altre, a partire da quelle che collegano Fiumicino con undici città differenti del colosso asiatico.

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