Coronavirus a Roma, la paura in hotel: «Cinesi di quel gruppo erano attesi oggi»

Coronavirus a Roma, la paura dell'Esquilino «Cinesi di quel gruppo erano attesi oggi in hotel»
Coronavirus a Roma, la paura dell'Esquilino «Cinesi di quel gruppo erano attesi oggi in hotel»
di Alessia Marani e Stefania Piras
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 16:25

«Non sapevamo nulla, davvero stavano qua dentro?». Le due turiste americane stazionano davanti all'Hotel Palatino terrorizzate. Per terra c'è un guanto di lattice viola che racconta l'emergenza Coronavirus scoppiata nella Capitale e i primi strumenti approntati dai sanitari del 118 come scudo quando mercoledì sera hanno soccorso la coppia di ospiti arrivata da Wuhan, risultata poi positiva al contagio. Le statunitensi e i loro compagni della Richmond University che, sollevati, ripartono stamattina, adesso hanno timore a rimettere piede dentro l'hotel il cui ingresso è presidiato da un cordone di fotoreporter, con la polizia a distanza. «Non ci ricordiamo di quei turisti cinesi», dicono gli americani.

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«Siamo andati a comprare di corsa le mascherine», dicono altri che salutano i cronisti dalle finestre. Una ragazza italiana appena scesa da un taxi è arrabbiata: «Non sapevo nulla, l'ho appreso dai tg e dall'online, nessuno ci ha messo in guardia». Insomma, i primi due casi conclamati di coronavirus in Italia  sono a Roma. Si tratta di marito e moglie di 67 e 66 anni, atterrati una settimana fa a Milano. Precisamente il 23 gennaio sono sbarcati  a Malpensa. Il 28 l'arrivo nella Capitale. Era una vacanza, non avevano certo previsto di rimanere in Italia a tempo indeterminato e di essere ricoverati allo Spallanzani come è successo l'altra sera quando si sono sentiti male e hanno abbandonato la stanza dell'albergo dove alloggiavano. Per arrivare a Roma hanno preso un autobus da Milano.  

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CHINATOWN
Dalle prime informazioni si è sentito male prima l'uomo e poi la moglie. La psicosi si concretizza nel cuore della Capitale, dunque. L'hotel è limitrofo all'Esquilino. Già, proprio il quartiere di Roma che su Google maps compare come Chinatown per l'alveare di negozi e residenti cinesi presenti nella zona. Chi abita qui è sotto choc per la paura del contagio: «Ma come hanno fatto ad arrivare fin qui? Sono mancati i controlli». E da ieri, come una macchia d'olio spruzzata su uno specchio d'acqua, l'ansia ha cominciato a divorare tutto il quadrante che confina con il rione Monti e con Colle Oppio, aree visitatissime 365 giorni l'anno. Ansia geolocalizzata che si propaga come raggi concentrici che partono dall'Hotel. Nei saloni del 4 stelle c'erano solo gli studenti della Richmond ieri sera che hanno saputo tutto dai media.


Nella mega struttura a due passi dai Fori Imperiali sono ospitate 200 persone, ci sono tre sale da pranzo gli occhi, ma ora gli occhi sono puntati tutti su una sola camera, quella della coppia cinese che è stata sigillata. Solo i dipendenti che sono venuti in contatto con i contagiati sono stati sottoposti a profilassi, chi è in servizio al desk è teso. La direzione dell'albergo non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione e ha rimandato a oggi. Al momento si sa che per stamattina erano attesi altri 30 cinesi che arrivavano da Cassino. Sono arrivati nella Capitale prima: intercettati dalle autorità sono stati scortati dalla Polizia ieri sera fino alla Spallanzani.

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Di sicuro alcuni ospiti stanno valutando di abbandonare l'albergo lontano da quell'Esquilino che ora fa paura. Come facevano paura giorni fa i numerosi e rinomati ristoranti cinesi della zona. Cos'hanno in comune con la coppia cinese? Nulla, solo lo stesso tour operator che ha organizzato loro il viaggio in Italia. Anche loro sono allo Spallanzani per accertamenti: non si può escludere nulla. L'Istituto Spallanzani è blindato. Ieri sera è stato chiuso il servizio di accettazione per poter gestore al meglio il ricovero della coppia cinese.
 

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