Coronavirus Roma, per i negozi tre fasce orarie: forni aperti per primi, poi vestiti e librerie

Coronavirus Roma, negozi aperti in tre fasce orarie: forni aperti per primi, poi vestiti e librerie
Coronavirus Roma, negozi aperti in tre fasce orarie: forni aperti per primi, poi vestiti e librerie
di Lorenzo De Cicco e Francesco Pacifico
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Venerdì 24 Aprile 2020, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 18:14

Prima i supermercati, i forni, gli alimentari e i pasticceri, che potranno aprire alle 8.30. Poi, dalle 10, i negozi di vicinato, di informatica e telefonia, ma anche i ferramenta e i negozi di elettronica. Per ultime dovrebbero alzarsi le serrande delle boutique di vestiti e di scarpe. E delle librerie. Intorno alle 11.30. È questo lo schema discusso ieri sera dall'assessore allo Sviluppo economico di Roma, Carlo Cafarotti, con le principali organizzazioni dei commercianti: la Cna, la Confesercenti, la Confcommercio e la Federlazio. Un vertice di oltre un'ora per capire come affrontare uno nei nodi centrali della fase 2. Cioè come scaglionare l'apertura delle attività per evitare il collasso dei trasporti pubblici, che viaggeranno con i mezzi a capienza molto limitata (-70% di passeggeri) e per far rispettare le distanze di sicurezza.

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Un primo schema ipotizzato nella riunione di mercoledì, sempre tra l'assessore Cafarotti e le categorie dei commercianti, prevedeva addirittura aperture alle 11, alle 13 e alle 15. Dopo l'ultimo confronto con i rappresentanti dei negozi, si è deciso di comprimere questa fascia tra le 8.30 e le 11.30. Oggi l'assessore dovrebbe consegnare una bozza a tutte le organizzazioni, con i codici commerciali Ateco e gli orari esatti. Ma già nel vertice di ieri alcune ipotesi sono state formulate. Sembra confermata la scansione in 3 fasce orarie delle aperture. I primi, alle 8.30, saranno i supermercati e gli alimentari, ma anche forni e pasticcerie, oltre ai tabaccai. La seconda fascia, che dovrebbe iniziare alle 10, riguarderà i negozi di vicinato, l'informatica, le pratiche auto, i ferramenta, i negozi di telefonia e di elettronica. Nel terzo blocco, per cui è ipotizzata l'apertura alle 11.30, ci sarebbero negozi di scarpe, abbigliamento e librerie. Per Valter Giammaria, leader della Confesercenti di Roma, «il dialogo finora è stato costruttivo, la collaborazione è fondamentale dato che il settore è in crisi nera». A questo proposito, i negozianti chiedono di far restare aperta la Ztl per tutto il 2020. L'assessore al Commercio su questo però non si è sbilanciato, la valutazione sarà della sindaca.
Le date di riapertura? La Regione Lazio si atterrà alle linee guida nazionali. Quindi il 4 maggio dovrebbero aprire fabbriche, cantieri, ma anche studi professionali e servizi. In tutto, secondo i dati della Camera di Commercio, sarebbero 131.317 attività a Roma per un totale di 174.471 addetti. L'11 maggio invece dovrebbero aprire i negozi, dal commercio al dettaglio all'ingrosso, alle riparazioni di auto: nel complesso altri 86.510 esercizi che coinvolgono 104.995 dipendenti. «Le imprese si stanno già attrezzando per mettere in campo tutte le protezioni necessarie, ora è importante avere date certe», rimarca Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma.

COSAP E TARI
In attesa delle disposizioni del governo, si allontana invece l'apertura di bar e ristoranti, prevista dopo il 18. Le sigle degli esercenti - dopo aver denunciato incassi mancanti per 2 miliardi di euro - hanno apprezzato la spinta data da Regione e Comune per ampliare le concessioni di suolo pubblico per i tavolini (+35%) e per autorizzare le attività di takeaway. Ma nello stesso tempo premono sul Campidoglio per ottenere una cancellazione e non soltanto una sospensione dei principali tributi (come la tassa di soggiorno e la Cosap) e delle tariffe (come la Tari) per tutte le realtà più colpite dalla crisi. In quest'ottica si aspetta il decreto Cura Comuni, che dovrebbe stanziare 3,5 miliardi di euro da ripartire su tutto il territorio nazionale. A questo punto il Comune avrebbe i fondi per mettere in pratica un taglio di alcuni tributi locali.

Il vicegovernatore del Lazio, Daniele Leodori, ha chiesto comunque di non aumentare la Cosap a chi allargherà lo spazio per i tavolini.

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