Coronavirus, nel Lazio mortalità sotto all'1% e oltre 125 mila persone contagiate: 10 volte i dati ufficiali

Coronavirus, nel Lazio mortalità sotto all'1% e oltre 125 mila persone contagiate: 10 volte i dati ufficiali
Coronavirus, nel Lazio mortalità sotto all'1% e oltre 125 mila persone contagiate: 10 volte i dati ufficiali
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 21 Maggio 2020, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 09:54

Il tasso di letalità nel Lazio di Covid-19 è sotto l'1 per cento. Ben al di sotto. Questo emerge dall'esito dei primi ventimila test sierologici che consentono di capire quanti siano stati realmente coloro che si sono infettati, sono stati asintomatici e si sono negativizzati senza neppure accorgersene.

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Per dare un quadro corretto della situazione vanno fatte alcune precisazioni: questa prima parte di test (in totale il Lazio ne effettuerà 300.000) è stata eseguita su operatori sanitari e forze dell'ordine, categorie probabilmente maggiormente esposte perché in prima linea (ma dopo il disorientamento iniziale, almeno per medici e infermieri, più scrupolosi nel proteggersi). Inoltre, questi dati non sono un campione rappresentativo di tutte le fasce di età e quindi anche questo è un limite statistico: per avere conclusioni più solide, bisognerà attendere l'esito dell'indagine epidemiologica su 150mila cittadini scelti, in tutta Italia, dall'Istat.

SCENARIO
Pur con queste premesse, il dato annunciato dal presidente Nicola Zingaretti, l'assessore alla Salute Alessio D'Amato, e il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, un orientamento lo fornisce. Il test sierologico su sangue venoso consente di verificare se una persona abbia sviluppato gli anticorpi IgG e dunque sia infetta o lo sia stata. Su 19.414 test sierologici la presenza di IgG è stata riscontrata in 422 casi, pari al 2,17 per cento. Di quei 422 sono risultati positivi anche al tampone in 9: dunque sono infetti asintomatici, gli altri lo sono stati inconsapevolmente e ora non lo sono più.
 


Se quel 2,17 per cento è rappresentativo, significa che nel Lazio coloro che hanno avuto contatto con il virus sono 125.860. Il tasso di letalità è il valore che esprime quante persone sono morte tra il totale degli infetti. Nel Lazio ci sono stati fino ad oggi 647 decessi per Covid. I positivi certificati con il tampone sono 7.533 e dunque il tasso di letalità sarebbe dell'8,5 per cento, altissimo anche se inferiore a quello della Lombardia (18,2 per cento) e quello medio italiano (14,2). Ma se in realtà gli infetti sono stati molti di più di quelli trovati con il tampone, allora la storia cambia: 647 su 125.860 (il 2,17 per cento della popolazione del Lazio) porta a un tasso di letalità dello 0,5 per cento. Anche prevedendo dei correttivi - manca la stratificazione per età e comunque i primi dati dei sierologici sono su determinate categorie - difficilmente si va oltre l'1 per cento di tasso di letalità. Obiezione possibile: mancano all'appello molti decessi per Covid a cui non è mai stato eseguito il tampone? Appare improbabile, il sistema sanitario laziale bene o male ha tenuto e soprattutto perché i dati Istat sulla mortalità, per qualsiasi causa, nei mesi di marzo e aprile non hanno registrato un incremento a Roma, come è successo nelle province più colpite (Bergamo ad esempio).

Anche in Lombardia, pur tenendo conto dei molti pazienti morti senza che fosse eseguito il tampone, il tasso di letalità è presumibilmente inferiore rispetto al 18,2 per cento che appare dai dati ufficiali, anche se in misura differente dal Lazio. Il professor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive del Sacco di Milano, ipotizza che i positivi siano stati 10 volte quelli che dicono i dati ufficiali. Il professor Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive al San Martino di Genova, prevede che in alcune province della Lombardia la percentuale dei positivi sarà almeno del 15 per cento, «il tasso di letalità è assai più basso di quello che appare».

PRUDENZA
La vicenda del Lazio dice anche altro: il lockdown è stato sacrosanto, ha dato il tempo ai servizi sanitari di organizzarsi e ridotto il numero dei morti. In Lombardia questo tempo non c'è stato perché è stata la prima regione italiana investita dall'uragano. Nel Lazio è stata fatta la scelta di ricorrere ai ricoveri in modo frequente perché, grazie alla presenza dello Spallanzani e all'apertura dei Covid-Hospital, si è ridotto il pericolo di portare il contagio in corsia. Questo ha contribuito a limitare il tasso di letalità. L'esito dei primi test sierologici, però, di dice anche altro: c'è ancora un alto numero di asintomatici che possono contagiare, bisogna essere prudenti e rispettare tutte le misure di sicurezza.

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