Coronavirus Lazio, L'allarme dei medici: «Tremila tamponi ancora da fare prima della Fase 2»

Tamponi drive-in
Tamponi drive-in
di Alessia Marani
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 08:25

Meno cinque giorni alla ripartenza lenta del 4 maggio. La sfida, ora, a Roma e nel Lazio, è effettuare in vista della “fase 2” quanti più tamponi possibile. Una rincorsa contro il tempo per smaltire gli esami arretrati da effettuare ancora ai paucisintomatici o ai contatti di positivi in quarantena, o da ripetere al termine del periodo di sorveglianza domiciliare sui malati di Covid-19 per capire se lo siano ancora o meno: solo in questo modo, secondo gli esperti, si potrà garantire un intervento futuro immediato su casi sospetti per impedire che sfuggano al controllo nuovi focolai. Un lusso che non ci si può permettere. Fino alla scorsa settimana nelle “liste d’attesa” delle Asl capitoline c’erano ancora tremila tamponi da smaltire. I camici bianchi che operano nelle Uscar, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale Regionale arruolate dalla Regione Lazio su base volontaria, attendono gli elenchi completi su cui intervenire, scadenzando le sessioni tenendo conto anche delle rsa e case di cura da monitorare.

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In questi giorni sono stati formati, dopo un bando di metà aprile, altri cento medici e cento infermieri da mettere in campo. «Da una rilevazione interna su 273 colleghi - afferma Pier Luigi Bartoletti, leader della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia e vicepresidente dell’Ordine dei medici e chirurghi di Roma - abbiamo constatato un’attesa media di otto, dieci giorni prima di avere il tampone a cui ne vanno aggiunti altri due o quattro per conoscere il risultato. Adesso che i lavoratori torneranno nelle aziende e si muoveranno molte più persone, una tempistica così lunga va abbattuta e questo è l’obiettivo».

Nella tabella di marcia della Asl Roma 1 (Centro storico, Cassia, Montesacro) ci sono all’incirca 800-900 interventi da effettuare, «ma contiamo di smaltirli tutti in questi giorni», spiega Enrico Di Rosa, del Servizio di igiene e sanità pubblica locale. Solo in questa Asl i tamponi effettuati con modalità “drive trough” (i tamponi “drive-in”) sono stati in pochi giorni circa 1600. Nella Asl Roma 2 se ne effettuano al ritmo di 180 al giorno. Mentre nella Roma 3 (X Municipio, Fiumicino, Portuense, Marconi, Monteverde) la dirigente del Sisp, Stefania Iannazzo, annuncia di essere molto vicini alla meta. «Sono dieci giorni che abbiamo la possibilità di fare più tamponi e in otto abbiamo quasi azzerato tutto l’arretrato - spiega la dottoressa - Abbiamo avuto momenti difficili anche con pazienti e medici di famiglia, perché se puoi fare solo 10 tamponi al giorno, il livello di frustrazione è altissimo. Ma adesso l’intero servizio è rafforzato». Tutta la rete Covid del Lazio punta allo stesso obiettivo. Da una parte le Uscar e il potenziamento dell’assistenza domiciliare danno manforte, dall’altra l’allentata pressione dei ricoveri negli ospedali ha dato più spazio di manovra ai laboratori per processare un maggiore numero di tamponi. Anche il numero dei laboratori autorizzati è aumentato, alcuni lavorano h24, ma i reagenti potrebbero non essere sempre sufficienti e, dunque, evitare di accumulare arretrati nella fase 2 è essenziale.

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