Roma, blitz anti-droga, in manette il boss che s’ispirava a Scarface

Roma, blitz anti-droga, in manette il boss che s ispirava a Scarface
Roma, blitz anti-droga, in manette il boss che s’ispirava a Scarface
di Marco De Risi
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Sabato 25 Gennaio 2020, 11:06
Oltre ad un tetro folclore, c’era soprattutto il controllo capillare del territorio, quello della Borghesiana, ed uno spaccio di cocaina che, negli anni, aveva raggiunto picchi a livelli quasi industriali. Sono stati i carabinieri a fare scattare le manette per tredici persone con l’accusa di associazione per delinquere per spaccio di stupefacente. Gli arrestati potrebbero sembrare, una volta in carcere, anche personaggi di una “fiction”, con tanto di soprannomi. In manette sono finiti “lo zio”, “l’imprenditore”, “il secco, “max”, “ciccio”, tutti, secondo l’inchiesta, diventati imprenditori della cocaina. I carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Frascati, hanno indagato per mesi fino ad individuare il presunto boss del gruppo: Giovanni Elia, originario della Calabria. Il “padrino” viveva proprio alla Borghesiana, in una villa, in via Avola, dove i carabinieri hanno trovato un maxi quadro del ritratto di Scarface, il film di mafia, impersonato da Al Pacino. Ma non solo: il calabrese s’era ritagliato una piscina incorniciata da un prato all’inglese sempre nella sua residenza. Una persona benestante, magari con un lavoro importante, poteva sembrare ai vicini. I militari hanno dimostrato che il presunto boss s’ingegnava a cambiare ogni volta la piazza di spaccio e immetteva la polvere bianca nel mercato di questo tratto di periferia del Casilino. 

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C’è anche un alone di mistero sull’organizzazione: alcuni arrestati hanno parentele molto forti con ’ndranghetisti. Da questo lato le indagini sono in corso. Il gruppo, sempre secondo gli inquirenti, è riuscito a spacciare per anni, grazie alla sua capacità camaleontica. In un primo momento, i trafficanti hanno creato un fortino: una sala giochi blindata, con muri in ferro, telecamere e all’ingresso, fra la prima entrata e la seconda, avevano messo un molosso feroce. Impossibile entrare all’interno se non per i conosciuti. E proprio dal fortino di via Lascari c’era una vendita di cocaina 24 ore su 24. I carabinieri sono riusciti ad entrare nel fortino, ammansire il cane feroce e sequestrare la struttura. Ecco che la “gang” cambia le carte in tavola. Pensando di aggirare i controlli, contatta i clienti per telefono e li raggiunge in strada. Uno spaccio fluido, itinerante ma che comunque gli investigatori dell’Arma riescono a monitorare. I carabinieri scoprono che gli spacciatori cambiavano di colpo tutte le utenze proprio per rendere, secondo loro, impossibili le intercettazioni. Poi, gli spacciatori cambiano ancora: monopolizzano un parco dove piazzano vedette e contattano i clienti. I militari nel monitorare lo spaccio hanno fermato ogni tipo di clienti a riprova che l’uso do cocaina è trasversale: studenti, casalinghe, professionisti come avvocati o commercialisti, anche un ingegnere. 

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Dalle intercettazioni risulta che il gruppo era convinto di riuscire ad avere neutralizzato le indagini dei carabinieri. Il boss e i sodali sono sicuri che diversificando lo spaccio al minuto, si erano lasciati alle spalle gli investigatori. All’alba di ieri, un centinaio di carabinieri ha agito contemporaneamente arrestando la “gang”. Giovanni Elia, è stato svegliato incredulo e ammanettato proprio davanti al quadro di Scarface che troneggia nel salotto. Fra le pieghe dell’inchiesta anche i ringraziamenti di alcuni genitori ai carabinieri per essere riusciti a tenere lontano i figli dalla piazza di spaccio.
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