Bimbo affoga nello stagno di casa, lo strazio del papà: «Non me lo perdonerò mai»

Bimbo affoga nello stagno di casa, lo strazio del papà: «Non me lo perdonerò mai»
di Ivo Iannozzi
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Domenica 9 Giugno 2019, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 13:47

Ha lo sguardo perso nel vuoto Gianluca Perniconi il papà del piccolo Nicolò. «Non doveva succedere, non doveva succedere, non me lo perdono», ripete a bassa voce. Indossa la polo con il logo della ditta di condizionatori per la quale lavora ad Ariccia. È nel giardino del villino dei suoceri e guarda verso il piccolo stagno dove poche ore prima si è consumata la tragedia che ha gettato nello sconforto la famiglia.

Bambino di 2 anni annega in uno stagno nel giardino di casa a Nettuno: era in casa con mamma e nonna

IL COMPLEANNO
Un giardino curatissimo con prato all'inglese, alberi di alto fusto e cycas che meno di un mese fa, il 17 maggio, aveva ospitato la festa del secondo compleanno del piccolo Nicolò con tanti bambini, animazione, musica e allegria. Oggi in quello stesso spazio regna invece il silenzio interrotto solo dai singhiozzi della mamma del bambino che è in casa confortata dai parenti; con lei anche la sorellina di Nicolò: ha undici anni e ha capito la tragedia che si è abbattuta sulla famiglia. Sul luogo della tragedia si muovono con attenzione e delicatezza gli agenti della Polizia scientifica del commissariato di Anzio che eseguono i rilievi e il medico legale della Asl Maria Cecilia Pescosolido che ha eseguito la prima ricognizione su corpo del bambino. Entrando in giardino, sulla sinistra, c'è il piccolo stagno con l'acqua alta nemmeno mezzo metro con i pesciolini e qualche rana. Forse troppo alto per un bimbo di due anni. «Facevamo sempre attenzione a non lasciarlo solo - racconta papà Gianluca - La piscina che è sul retro del villino è ancora vuota e inaccessibile, mentre il piccolo stagno non ha ci dato mai grande preoccupazione anche se controllavamo sempre Nicolò quando si avvicinava per vedere i pesci; metteva le manine in acqua voleva toccarli. Tanto è vero che gli avevamo anche comperato il retino e faceva il piccolo pescatore».
 

 


Gialuca Perniconi fa strada al cronista fino alla veranda che si trova sul retro del villino rispetto all'entrata dove il bambino poco prima aveva fatto colazione con la mamma e la nonna. E dove per cinque minuti è rimasto solo con gli spazi tra le doghe della staccionata in legno protette da quattro sedie proprio per evitare che Nicolò si avventurasse da solo in giardino. Ma in quel frangente non è servito. «Nicolò è invece riuscito a spostare una delle sedie che avevamo appoggiato alla staccionata - racconta ancora papà Gianluca con gli occhi lucidi - è riuscito a passare tra le doghe e si è avviato con il retino in mano verso lo stagno. Voleva solo prendere i pesci; era un bambino vivace e curioso come lo sono tutti i bambini. Non doveva succedere».

UNA ZONA ISOLATA
E pensare che la famiglia di Nicolò abita a Nettuno centro; l'altra sera, come spesso accaduto, era ospite dei nonni materni nel villino di via Santa Marinella. «Molto spesso - racconta ancora Gianluca Perniconi - per ragioni di lavoro mio suocero, che è rappresentante di liquori, si assenta da Nettuno per qualche giorno e allora per non lasciare sola mia suocera con mia moglie e i ragazzi restiamo a dormire da lei per farle compagnia. È una zona isolata ed è sempre stato normale farle compagnia». Come questa volta.
 

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