Coronavirus, il caso delle badanti romene. «Mille arrivi ogni settimana a Roma»

Coronavirus, il caso delle badanti romene. «Mille arrivi ogni settimana»
Coronavirus, il caso delle badanti romene. «Mille arrivi ogni settimana»
di Camilla Mozzetti
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Domenica 26 Luglio 2020, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 10:35

Una valigia e poco più. Arrivano così in Italia dalla Romania, il Paese che in questi giorni è piegato dall’emergenza del Covid-19, con l’obiettivo - e in alcuni casi già con un contratto in mano - di trovare lavoro presso una famiglia della Capitale o del Lazio. Sono le colf e le badanti che, stando all’ultima ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, sono obbligate come tutti coloro che entrano in Italia anche dalla Bulgaria a rispettare una quarantena di 14 giorni.

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«Ma la gestione non è così semplice», commenta Enrico Di Rosa, a capo del Sisp, il Servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl Roma 1: «Tecnicamente queste persone devono evitare contatti e vivere in un ambiente isolato per due settimane, è chiaro che se prendono servizio in una casa dove vive una coppia di anziani o un solo anziano il loro lavoro non può essere svolto per via della quarantena». Di più se per caso ci fosse qualcuna con il virus in incubazione senza un isolamento a pagarne le spese «potrebbero essere gli anziani che vengono accuditi», conclude Di Rosa. 

Qualche numero per capire la portata del “fenomeno” che a Roma ma anche in molte alte province del Lazio è considerevole in virtù dell’alta percentuale di over 65 bisognosi di cure e assistenza e che pertanto annovera già circa 38 mila badanti romene in servizio. Ogni settimana arrivano a Roma dalla Romania all’incirca mille persone. Solo nell’autostazione “Tibus” della Tiburtina: «Il traffico settimanale - spiega il direttore Tullio Tulli - si attesta su 15 corse in arrivo gestite tutte da operatori romeni e altrettante in partenza, mentre sono al momento sospese le corse dalla Bulgaria». Ogni vettura viaggia a capienza ridotta per via dei distanziamenti ma «il traffico medio che la nostra struttura registra si attesta sulle 450 persone ogni sette giorni, con i picchi durante il weekend dove si concentra il maggior numero di corse».

Al fianco del sistema “regolare” - e privilegiato da chi parte dalla Romania per motivi di lavoro preferendo l’autobus all’aereo perché meno dispendioso -, c’è un canale meno ufficiale che passa sempre per la Tiburtina e si compone di bus che non vengono registrati. E infine c’è lo snodo di Anagnina dove transitano molte altre vetture in arrivo e partenza. A conti fatti dunque il traffico settimanale si avvicina sui mille arrivi. Numeri ingenti di persone che, appunto, secondo le ultime direttive del governo dovranno vivere in isolamento per due settimane. Ma torniamo al problema di prima: chi deve prendere servizio come fa? 

«DIFESA DELLA SALUTE»
La Regione Lazio d’intesa con l’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani è pronta a spedire nei punti di arrivo - stazioni ferroviarie, snodi di pullman e se necessario anche negli aeroporti - le Uscar con i medici di famiglia «Per eseguire non più i test sierologici - spiega il direttore scientifico dello Spallanzani Francesco Vaia - ma i tamponi rapidi la cui validazione arriverà nei prossimi giorni». L’assunto è chiaro: «Dobbiamo lavorare sulla difesa del territorio - continua Vaia - consapevoli che i nuovi casi sono per lo più di importazione. Quello delle badanti è un tema sensibile ma comune a tutti coloro che arrivano da Paesi con un alto indice di contagi e che pertanto possono trasformarsi in potenziali vettori del virus».

Il piano che entrerà dunque in vigore a breve prevede uno «screening accurato proprio attraverso i tamponi molecolari rapidi - conclude Vaia - con l’obiettivo di isolare all’istante eventuali positivi». Più complicato invece il fronte sull’uso delle mascherine. Se molte Regioni - Campania in testa - hanno previsto anche delle sanzioni per chi non le indossa, nel Lazio al momento resta solo la forte raccomandazione a indossare i dispositivi anche all’aperto nei luoghi in cui si registrano presenze massicce di persone.

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