«Al telefono ancora ci dicevano che stava bene, ma mia madre era già morta. L'ho scoperto due giorni dopo, quando sono andato in ospedale. Pensavo dovesse uscire, invece era in un contenitore nero». Alessandro D'Ambrosi e la sorella Paola sono sconvolti mentre raccontano l'incredibile storia della mamma, Fogliana Brini, 86 anni. Dieci giorni fa, mentre si trovava presso la Rsa Turati di Zagarolo, aveva avuto un abbassamento dell'emoglobina per cui si rendeva necessaria una trasfusione. «Dovevamo portarla a Roma racconta Paola dove seguivano la sua patologia ma, risultata positiva al Covid, ci è stato detto che per la trasfusione dovevamo andare all'ospedale di Palestrina. Martedì ha fatto la sacca di sangue ed ha iniziato a stare meglio». «Anche io ero positiva prosegue e non potevamo vederla ma ci telefonavano per aggiornarci: mercoledì ci è stato detto che si stava stabilizzando, giovedì che stava meglio e, ha precisato il medico al telefono, sarebbe tornata alla Turati appena negativa».
Paola e Alessandro erano più tranquilli.
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Alessandro, che è consigliere comunale nella vicina Zagarolo, chiede di vedere la salma, ma non si può. Soltanto lunedì mattina gli viene mostrata la custodia nera in cui c'è la mamma. «Tutto questo è inaccettabile afferma - una donna di 86 anni può morire ma non si può calpestare così la dignità di una persona e dei suoi familiari». I due fratelli sono sconvolti. La rabbia si unisce al dolore, e lo amplifica. Erano così presenti nella vita di Fogliana che non possono darsi pace nel pensarla morta da sola, da due giorni, in quel sacco nero. «Voglio chiarezza e non mi fermo afferma determinato Alessandro ho presentato un esposto ai carabinieri». Dagli uffici del direttore generale della Asl, Giorgio Santonocito, la replica: «Sono state avviate delle verifiche interne. Di più non possiamo aggiungere».