Roma, spaccio nei giardini dimenticati di piazza Vittorio: «Lo chiamano hotel Esquilino»

Roma, spaccio nei giardini dimenticati di piazza Vittorio: «Lo chiamano hotel Esquilino»
di Maria Lombardi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Febbraio 2018, 09:23
Un uomo dorme con la schiena al muro, il sole in faccia e la barba sul marciapiede. Solo la giacca di una tuta lo protegge, nemmeno il cartone o una sciarpa ad attutire il freddo del selciato. Dorme con le braccia conserte e non s'accorge dei passi che lo sfiorano. Sotto i portici, davanti la farmacia, una giacca a vento e una coperta sul marmo. Qualcuno tiene il posto per la notte. Sul prato dei giardini un cartone dietro l'altro, materassi all'ingresso dei magazzini chiusi in via dello Statuto. Si dorme dove capita a piazza Vittorio e dintorni, un rifugio per clochard e pusher. «C'è chi lo chiama hotel Esquilino». Alessandra ricama all'uncinetto, rannicchiata nella sua pelliccetta spelacchiata, una sciarpa di lana tenuta da un nastro su come un turbante. Dice che lei è fortunata perché «Dio mi protegge». Da questa piazza che ormai fa paura anche a chi ha sempre sfidato la strada e il sonno senza un letto, ma adesso c'è troppa gente brutta e basta alzare gli occhi verso i giardini per vedere quelli che si prendono a bottigliate, che scippano e fuggono via, che passano le giornate sulle panchine e i gradini ad aspettare il segnale, quello è un cliente ha pagato dagli la roba. Alessandra la conoscono tutti qui, come Kristina (il nome non è il suo), la clochard violentata l'altra notte che ha fatto della piazza la sua casa e adesso non ha nemmeno quella.

LE VEDETTE
Lo vedi quello in bicicletta? Vende eroina. Chi conosce ogni angolo di questi portici si presta a fare da guida nel viaggio nel rione dove si è spostato lo spaccio del Pigneto e San Lorenzo. Quel tipo prende i soldi e poi manda i ragazzetti a consegnare le dosi nei corridoi della metro. Qui, in via Principe Amedeo c'è un mercato, si vende tutto quello che non si può vendere. Droga, roba rubata, portafogli e telefoni appena scippati nella metro o in piazza. Arrivano i vigili e tutti spariscono, se ne vanno i vigili e tutti tornano a vendere. Quello lì, davanti al negozio, è un ricettatore. Meglio i ricettatori dei pusher. Quell'altro vende crack. E il tizio all'angolo con lo zainetto coca e hashish. Vedi, stanno fermi ad aspettare con il cellulare in mano. Dopo le 5 chi passa da qui rischia la vita. Via Ricasoli, solo africani che aspettano, le spalle al muro. Via La Marmora, c'è il tipo con i capelli rasta che passa accanto a un altro pusher e gli lascia in mano una bustina. I tre appoggiati alle inferriate dei giardini fanno finta di bere ma sono le vedette. Avvisano gli altri quando ci sono i clienti. Ce ne sono tanti con i cartoni di vino appoggiati sui muretti.

Nei giardini non c'è più un pallone, una bicicletta, un anziano seduto alla panchina, una signora con la busta della spesa, e dire che erano scene di qualche anno fa. Adesso si incontrano solo spacciatori, ad ogni angolo. E i vialetti si attraversano di fretta, con inquietudine.

IL DISAGIO
«Qui siamo a rischio Macerata, se non si sbrigano a fare qualcosa», Giuseppe Longo, farmacista, lotta da anni per strappare piazza Vittorio al declino e adesso dice di essere stanco. «C'è un solo modo per risolvere questa emergenza: un presidio dell'esercito. Due militari andrebbero piazzati davanti all'Ambra Jovinelli, altri due in via Principe Amedeo e un paio a ogni ingresso dei giardini. Non vedo altra soluzione». Dov'è il Comune? Dov'è il primo Municipio?, si chiede. Questa è una Roma di periferia, tant'è abbandonata. Sono stati stanziati due milioni e mezzo per il restyling dei giardini di piazza Vittorio, il piano è stato approvato il 27 agosto del 2015 nell'ambito degli interventi per il Giubileo. Nell'aprile del 2017 è partita la gara ma non è ancora stata assegnata, la commissione rinviata tre volte per «motivi organizzativi».

E qui i residenti si sentono soli a combattere. «A più di 70 anni mi ritrovo a fare la poliziotta», Nana è la fioraia storica. «Io e mio marito Peppe stiamo qui a salvare la gente». All'ora di pranzo ha fatto tre giri della piazza, per controllare. Vede quelli che si prendono a bastonate e chiama le forze dell'ordine, scippano qualcuno vicino al suo chiosco e corre Nana, una ragazza aggredita nel giardino urla e la fioraia la soccorre. «Quante ne ho messe di firme». Ora è nella rete Esquilino Vivo e tutte le domeniche, con attori e registi, sta ai giardini, a presidiare. «Dentro i portoni abbiamo le telecamere. Ma come stiamo vivendo? Qui succede di tutto, ma poi a quelli non gli fanno niente e a noi ci massacrano di multe per qualsiasi sciocchezza. Questa è l'ultima vergogna». Lo stupro della clochard. «Ormai siamo alla guerra tra poveri», Luca Della Valle ha un bar sotto i portici. «Colpa della mancanza di sicurezza, ci vogliono telecamere ovunque». Sul suo telefonino centinaia di messaggi della chat dei residenti, anche lui è del comitato. Ieri pomeriggio flashmob di Fdi, domani alle 18 presidio di Casapound, all'angolo con via Carlo Alberto, «questa è una terra di nessuno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA