Punto dal calabrone asiatico, va in choc anafilattico: allarme a Roma

Il calabrone asiatico (a sinistra) e il calabrone italiano
Il calabrone asiatico (a sinistra) e il calabrone italiano
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Giovedì 20 Settembre 2018, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 17:42

A Grottaferrata la paura ha la forma di un insetto che da qualche giorno sembra aver colonizzato la cittadina in provincia di Roma e che finora ha letteralmente divorato un sessantenne del posto mandandolo in ospedale per un grave choc anafilattico. In un attimo si è diffuso l'allarme tanto che il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti, ha invitato «tutta la cittadinanza a prestare molta attenzione». Anche perché i nidi di questo insetto, che risponde al nome di calabrone ma per il quale dovranno essere condotte delle analisi mirate a Roma per capirne la provenienza e la specie, sono molteplici e il pericolo che altri residenti possano essere punti si è diffuso in poco tempo arrivando a lambire i territori della Capitale più vicini a Grottaferrata.

Secondo l'amministrazione del Comune in provincia di Roma, per voce del sindaco, l'insetto apparterrebbe alla specie dei calabroni asiatici (di dimensioni molto grandi e con un veleno capace di mandare in choc anche soggetti non allergici). Proprio per queste caratteristiche l'animale sarebbe molto più pericoloso rispetto agli esemplari che soventemente si trovano nel territorio laziale. Prove certe, tuttavia, ancora non ce ne sono.
Ieri sono state predisposte e attuate le bonifiche della strada in cui ci sono stati gli avvistamenti e nella quale è stato punto l'uomo lo scorso martedì mentre con un decespugliatore lavorava in giardino.

LE VERIFICHE
A guidare l'operazione i vigili del fuoco e l'Asl Rm6 che ha allertato la Regione Lazio inviando gli insetti recuperati all'Istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana per avere la certezza sulla specie. In via Appia nuova, dove hanno sede i laboratori di analisi del Centro studi, oggi dovrebbe arrivare il verdetto. In base al quale saranno poi adottate da parte delle Asl eventuali azioni di prevenzione e interventi a Grottaferrata e anche a Roma, principalmente nell'VIII e nel IX Municipio: territori più vicini al Comune della Città metropolitana. Quanto meno per rassicurare la cittadinanza in fermento in queste ore.
A Grottaferrata infatti dalla notizia dell'episodio si è alzato un nutrito coro di preoccupazione generale soprattutto nei confronti nei bambini che in questi giorni, con le temperature ancora alte, trascorrono molte ore nei parchi e nei giardini. L'auspicio è che la colonia non appartenga alla specie che in Giappone chiamano yak-killer e che dal 2012 circa è migrato anche in Europa, in Francia e Italia soprattutto.

LE IPOTESI
Alcuni hanno supposto che si possa trattare della vespa velutina simile per forma al calabrone asiatico ma totalmente differente perché questo esemplare solitamente non attacca l'uomo ma rappresenta un pericolo solo per gli insetti simili (vespe o api). A Roma tendono a escludere quest'ipotesi dal momento che la vespa velutina si trova principalmente in Liguria e difficilmente riesce a sopravvivere percorrendo più di 10 chilometri. Dunque il dubbio oscilla tra il calabrone asiatico e quello tradizionale appartenente alla famiglia della vespa cabro.
 
I RISCHI
Ciò che è certo, tuttavia, è che questo esemplare anche laddove gli esami accertassero che si tratti di calabrone asiatico non è un vettore di potenziali malattie infettive.

Banalmente, non trasmette virus ma è portatore di veleni pericolosi per l'uomo che viene punto e che subisce dei danni senza, però, sviluppare una patologia specifica e, per l'appunto, infettiva. Da escludere, dunque, (nonostante il paragone sia stato inevitabile per molti cittadini) anche il remake del caso Chikungunya, la zanzara che lo scorso anno invase diverse quartieri della Capitale e del litorale provocando un'epidemia con febbre alta e forti dolori muscolari. Né è paragonabile sempre il calabrone asiatico alla zanzara portatrice del West Nileche nei giorni scorsi ha fatto scattare l'allerta a Velletri per tre infezioni registrate.

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