Non ha voluto risentire le urla strazianti delle due cinesi, che lui stesso ha registrato con il cellulare mentre le uccideva. Giandavide De Pau si è coperto le orecchie ieri, durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere romano di Regina Coeli, mentre il pubblico ministero Antonella Pandolfi gli faceva ascoltare l'audio registrato dal suo telefonino, lasciato sul primo luogo del delitto: l'appartamento di via Riboty, nel quartiere Prati. La prova regina che rende granitico il quadro accusatorio della Procura capitolina, guidata da Francesco Lo Voi.
CAPACE DI INTENDERE E VOLERE
Per il giudice delle indagini preliminari Mara Mattioli il 51enne romano era capace di intendere e di volere nel momento in cui ha commesso i tre omicidi.
UCCISE DURANTE I RAPPORTI
«La estrema gravità dei fatti commessi in un brevissimo arco temporale ai danni di tre donne durante la consumazione di rapporti sessuali, la particolare efferatezza e brutalità dei tre omicidi, due dei quali addirittura ripresi in diretta dall'indagato, unitamente - precisa al gip - ai precedenti da cui lo stesso è gravato, appaiono sintomatici di una personalità particolarmente violenta, aggressiva e priva di freni inibitori e inducono a ritenere elevatissimo, attuale e concreto il pericolo di reiterazione di reati della medesima specie».
«HA NASCOSTO L'ARMA»
Secondo il giudice sussiste sia il pericolo di inquinamento probatorio, considerato che De Pau ha «già occultato l'arma con la quale ha ucciso le vittime», sia il «concreto pericolo di fuga», considerato che l'ex autista del boss Michele Senese aveva chiesto a una escort cubana, Carvajal Rodriguez, di «aiutarlo a prendere il suo passaporto perché voleva andare via». A quest'ultima aveva chiesto anche un posto dove poter dormire, perché «non poteva andare in albergo e mostrare i documenti». Per essere più convincente, l'aveva minacciata dicendole: «Sono uno molto cattivo, ho ucciso molte persone». Ora, infatti, la Procura di Roma, su input della Squadra mobile, ha deciso di riaprire un vecchio delitto irrisolto: si tratta dell'omicidio di una prostituta nigeriana trovata distesa in un anfratto sull'Aurelia il 9 ottobre 2012 con la gola squarciata e il corpo massacrato da 7 coltellate. L'assassino l'ha colpita al petto, alla gola e alle spalle: negli stessi punti delle tre escort uccise il 17 novembre scorso. Accanto al cadavere era stata ritrovata la borsetta con dentro i soldi, quindi gli investigatori della Mobile avevano escluso si trattasse di una rapina.