Rieti, finale del Premio letterario
Luis Sepúlveda ospite d'eccezione
al teatro Flavio Vespasiano

Luis Sepúlveda
Luis Sepúlveda
di Giacomo Cavoli
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Mercoledì 14 Settembre 2016, 18:57

RIETI - "Le parole sono come il vino: hanno bisogno del respiro e di tempo perché il velluto della voce riveli il loro sapore definitivo". La citazione è, naturalmente, di Luis Sepúlveda, tratta da "La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l'oblio", edito da Guanda nel 2008, fra le ultime opere recenti del 66enne autore cileno che giovedì sera sarà l'ospite d'onore al teatro Flavio Vespasiano, per premiare il vincitore dell'ottava edizione del Premio Letterario Città di Rieti. Sepúlveda - ospite a Liberi sulla Carta, la rassegna dell'editoria indipendente ideata da Fabrizio Moscato, che prenderà il via a Farfa a partire da venerdì e fino a domenica - arriverà al Flavio intorno a metà serata. L'unica raccomandazione del premiatissimo scrittore cileno? Quella di fargli trovare, al suo arrivo, una buona bottiglia di vino.
 

LA FORTUNA IN ITALIA

Dopo la presenza, al Flavio, di Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015 con "La Ferocia" (Einaudi), insieme a Sepúlveda sarebbe dovuto essere presente anche Edoardo Albinati - vincitore dello Strega 2016, con le 1.300 pagine del suo "La scuola Cattolica" (Feltrinelli) - impegnato nel tour promozionale del suo libro. Da molti, il nome di Luis Sepúlveda è accostato anche al successo di " Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" (Salani) il romanzo che, dopo l'uscita del 1996, divenne anche un film ("La gabbianella e il gatto", di Enzo D'Alò) e, contestualmente, il testo proposto in molte scuole elementari e medie italiane, simbolo della capacità di Sepúlveda di narrare la vita in chiave allegorica. Sepúlveda scrittore nasce a quarant'anni esatti, nel 1989, con il suo primo romanzo " Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" (uscito in Italia nel 1993): una vita, la sua, ricca di esperienze anche dure, come l'arresto e le torture subite a seguito del colpo di Stato militare di Pinochet (durante il quale Sepúlveda si trovava nel palazzo presidenziale dove morì Allende) e dal quale fu condannato all'ergastolo, dopo un secondo arresto. Ma grazie alle forti pressioni di Amnesty International, la pena fu commutata in otto anni d'esilio: in totale, Sepúlveda passò due anni e mezzo in carcere. Dopo anni di viaggi, fughe e ritorni fra Cile, Europa, Russia e America del Sud, dal 1996 la sua dimora fissa è a Gijon, nelle Asturie, in Spagna.
 

I CINQUE FINALISTI

Al Flavio, Sepúlveda premierà uno dei cinque vincitori finalisti del Premio Letterario Città di Rieti: lo spoglio dei voti espressi dai circa 180 giurati (inclusi i detenuti-studenti di due classi della Casa Circondariale di Rieti, impegnati in giuria) si svolgerà durante la serata stessa, a partire dalle 21: i finalisti dell'ottava edizione del Premio sono Lorenzo Marone, in gara con La tentazione di essere felici edito da Longanesi; Gioacchino Criaco con Il Saltozoppo (Feltrinelli), Romana Petri con Le serenate del ciclone edito da Neri Pozza, Marco Marsullo con I miei genitori non hanno figli (Einaudi) e Marco Pistacchio e Laura Toffanello, con L'estate del cane bambino edito da 66thand2nd.

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