Il governo centrale è orientato a rivedere le aree da mettere a disposizione. Ma non a concedere il raddoppio. In queste ore il ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, il quale sta curando direttamente il percorso di attuazione delle Zes, sembra orientato a concedere alla Puglia 4.400 ettari. Alla Zes che farà perno attorno all’Autorità di sistema portuale dello Jonio, con sede a Taranto, dovrebbero aggiungersi le aree destinate alla Basilicata, che dovrebbero passare da 428 ettari, previsti nella prima stesura del decreto attuativo, a 1.000.
Ovviamente per i rappresentanti delle associazioni di categorie rappresentative dei territori che sono stati coinvolti dalla Regione nei Comitati di studio delle Zes, neppure 4.400 ettari sono sufficienti. Soprattutto per quanto riguarda la perimetrazione delle aree che rientreranno nella Zes collegata all’Autorità di sistema del Basso Adriatico emerge la insoddisfazione dei rappresentanti dei territori. Nell’Autorità di sistema del Basso Adriatico rientrano i porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli. E’ vero che la legge istitutiva delle Zes fa riferimento prevalentemente alla nascita di Zone economiche speciali collegate alle aree portuali e retroportuali degli scali marittimi collocati lungo le reti europee dei trasporti. Ma prevede anche la possibilità che nelle Zes rientrino aree non contigue ma collegate ai porti da un nesso economico- funzionale. Il nesso economico funzionale è spiegato con l’esistenza di piattaforme logistiche, interporti, aree portuali e aree produttive. Sono state le Regioni a chiedere, durante la Conferenza Unificata Stato-Regioni della scorsa settimana, che nel decreto attuativo si faccia riferimento alle aree aeroportuali e a quelle produttive e non solo a quelle logistiche.
E proprio in conseguenza di tale aggiunta: la Zes interregionale di Taranto potrà comprendere le aree produttive di Matera e Ferrandina, altre della provincia di Taranto e l’aeroporto di Grottaglie: la Zes del Basso Adriatico potrà comprendere insieme alle aree portuali e retroportuali di Bari e Brindisi e allo scalo merci di Surbo di proprietà delle Ferrovie dello Stato anche aree produttive collegate funzionalmente come quelle del Sud Salento e della provincia di Brindisi.
E qui si torna alla scelta delle aree da far entrare nella perimetrazione delle Zes.
Si tratta di un compito che la legge affida alla Regione, la quale a sua volta deve motivare le scelte con un Piano strategico di sviluppo che spieghi qual è il nesso economico funzionale che porta a perimetrare nella Zes anche aree non contigue.A Brindisi e in provincia di Lecce c’è preoccupazione per le scelte che saranno compiute dalla Regione. Perché pur essendo il porto ricco di strutture della logistica e avendo aree portuali e retroportuali superiori a quelle di Bari, i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali evidenziano che quasi sempre le scelte premiano il capoluogo regionale.
Per i rappresentanti istituzionali e delle associazioni di categoria della provincia di Lecce l’inserimento di pezzi di territorio nella Zes servirebbe a costruire un sistema integrato capace di valorizzare le eccellenze di quell’area e a evitare una marginalizzazione.
C’è però chi evidenzia che ci sono troppe richieste, che appaiono campanilistiche, collegate alle Zes. Si ragiona come se si stessero creando delle Regioni economiche speciali e non delle Zone economiche speciali, con la necessità di compiere scelte, sia per quanto riguarda la perimetrazione che l’esclusione delle aree. Tant’è che la Zes realizzata a Tangeri, nel Marocco, contiene sei diverse zone, ognuna con vocazione diversa e concepite in modo integrato rispetto allo scalo.
L’area logistico-integrata e l’area Franca ospitano circa 600 imprese di tutti i settori produttivi che realizzano un totale di 4 miliardi di fatturato legato all’export. Le sei aree Zes perimetrate occupano 1.270 ettari.