Xylella, Salento e Valle d'Itria esclusi dal monitoraggio

Ulivi infetti
Ulivi infetti
di Oronzo Martucci
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Lunedì 19 Aprile 2021, 22:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 09:43

La Regione Puglia cerca di fare di più e meglio che in passato nel mettere in atto le iniziative necessarie a contrastare la diffusione della xylella, puntando sulle attività di prevenzione e tenendo conto delle criticità evidenziate dalla Commissione europea nelle sue attività di controllo effettuate nel giugno del 2019. 
Le attività programmate per il 2021 sono contenute nel Piano di azione anti xylella 2021, approvato dalla giunta regionale due settimane fa e in fase di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia.

Il piano

Ma la lettura del piano fa emergere chiaramente che, nel definire le attività di monitoraggio e di contrasto (che prevede anche interventi nell’area di Canosa, provincia Bat, dove a dicembre del 2020 fu individuato un focolaio di xylella che aveva colpito alcuni arbusti), l’intera area salentina, da Santa Maria di Leuca sino a Fasano sull’Adriatico e a Massafra e Taranto sullo Jonio passando attraverso la Valle d’Itria, viene considerata persa. Tant’è che nella stessa non sono previste attività di contrasto e di contenimento se non in due fasce della larghezza di appena 400 metri che attraversa l’intera regione dall’Adriatico allo Jonio e divide la zona infetta dalla zona di contenimento e la zona di contenimento con la zona tampone. Zona di contenimento e zona tampone a loro volta hanno una larghezza di 5 chilometri ciascuna, mentre nei piani precedenti erano di 20 chilometri.

Le conseguenze

Quali sono le possibili conseguenze di tale decisione? Che tra 10 anni e anche meno il Nord Salento e la Valle d’Itria possano essere ricoperti di ulivi contagiati da xylella e diventati secchi come quelli che dal 2013 caratterizzano la zona di Gallipoli e le altre che sono state colpite dal batterio negli anni successivi.
Un rischio che coinvolge anche la Piana degli ulivi secolari che riguarda le aree costiere della provincia di Brindisi nei territori di Carovigno, Ostuni e Fasano, una zona di grande valore ambientale riconosciuto e definito nel Piano paesaggistico territoriale regionale. In pratica i piani regionali anti xylella anno dopo anno spostano di qualche chilometro verso il Barese l’area di contenimento e l’area cuscinetto, prevedendo attività di contrasto e di monitoraggio per quanto riguarda il batterio, ma non mostrano grande interesse per la bonifica effettiva dei focolai esistenti nella zona infetta. Il risultato, in prospettiva, non può che essere quello di una zona piena di olivi secchi, così da caratterizzare in negativo l’intero paesaggio, con gravi conseguenze di carattere economico e ambientale. Per dire: i grandi investimenti turistici previsti o già realizzati tra Ostuni e Fasano, che impegnano operatori internazionali, hanno lo stesso valore in una piana con gli ulivi secolari colpiti e resi secchi dalla xylella?

Gli interventi

L’attività di sorveglianza prevista riguarda: un’area indenne con una sub-area compresa tra le aree delimitate di Monopoli e Polignano in cui si svolgerà una sorveglianza rafforzata; aree delimitate in cui si applicano le misure di eradicazione (Monopoli, Polignano e Canosa di Puglia); area delimitata in cui si applicano le misure di contenimento (area di 5 km.

dal confine tra la zona cuscinetto e la zona infetta dell’area delimitata Salento); due fasce di elevato rischio, della larghezza di 400 metri, dove si applica la sorveglianza rafforzata e che percorrono l’intero territorio da costa a costa, poste in zona cuscinetto a confine con la zona contenimento e a sud della zona di contenimento. Nel Piano si evidenzia che le modalità di gestione del rischio e la pianificazione dell’azione di sorveglianza discendono dall’obiettivo generale che la Regione Puglia hanno l’obiettivo di anticipare l’evolversi della batteriosi.

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