Xylella, rigenerazione olivicola: 300 milioni ancora fermi. Gli agricoltori: «Basta prese in giro»

Xylella, rigenerazione olivicola: 300 milioni ancora fermi. Gli agricoltori: «Basta prese in giro»
di Maria Claudia MINERVA
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Giovedì 16 Marzo 2023, 05:00

Quando tre anni fa, con il decreto interministeriale del 6 marzo 2020, venne approvato il Piano straordinario per la rigenerazione olivicola da 300 milioni di euro, i più lo salutarono come la panacea di tutti i mali, il toccasana che avrebbe potuto risolvere i guai di un territorio flagellato per anni - erano già sette - dalla xylella fastidiosa. Allora si credette alla possibilità di una reale svolta dal punto di vista del rilancio del territorio, giacché lo strumento approvato avrebbe dovuto sostenere economicamente i diversi segmenti, aiutandoli a ripartire. Dei 300 milioni, però, solo 40 erano, almeno sulla carta, per la rigenerazione olivicola, il resto destinato a coprire le spese di altri interventi contro il batterio, anch’essi altrettanto necessari. E oggi, a tre anni dal decreto, quanti di quei 40 milioni sono, realmente arrivati nelle mani degli agricoltori? «Neanche un euro - sentenzia Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Lecce -. Non è stata liquidata alcuna risorsa agli agricoltori per i reimpianti degli ulivi che avrebbero consentito di ricominciare a lavorare e a produrre». Eppure i fondi sono già nelle casse della Regione, ma si sono impantanati in un sistema dal meccanismo farraginoso che ha bloccato per lungo tempo l’iter delle istanze, ora finalmente ripartito. «Ad oggi, pur con un numero importante di concessioni per l’espianto e il reimpianto di olivi resistenti, anche alla luce degli ulteriori fondi per scorrere la graduatoria, non è stato liquidato ancora un euro agli agricoltori - insiste Piccioni - per le 8.133 domande singole e le 26 domande collettive per oltre 222 milioni di euro di richiesta, a fronte di 40 milioni di euro disponibili per far scorrere la graduatoria dell’articolo 6, a cui si sono aggiunti altri 20 milioni di euro dalla rimodulazione del Piano di rigenerazione». Coldiretti Puglia chiede «di trasferire subito cinque milioni di euro previsti dal Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia agli enti pubblici «per dare corso alle pratiche fitosanitarie obbligatorie per contrastare l’avanzata della batteriosi». 

Le proteste

Sulla mancata assegnazione delle risorse del Piano, anche il presidente regionale di Copagri, Michele Palermo, sottolinea: «Alcune delle misure previste non sono state proprio attuate, penso ad esempio agli interventi compensativi in favore delle aziende florovivaistiche, alla riconversione verso altre colture, alla misura prevista dall’articolo 17 che riguarda la possibilità di diversificazione dell’economia rurale e accorpamento fondiario. Come Copagri - aggiunge - riteniamo necessario procedere a trasferire sulla misura prevista dall’articolo 6, che riguarda la misura per reimpianti e riconversioni, risorse che non sono ancora state rese disponibili a tre anni dallo stanziamento previsto». Si chiede, dunque, una rimodulazione più congrua e più efficace.
Per Enzo Manni, presidente della cooperativa Acli di Racale, che conta centinaia di soci, i fondi per la rigenerazione sono solo una goccia nell’oceano. «L’avevo capito fin da subito non sarebbero bastati. Ma il paradosso è che non sono nemmeno mai arrivati a destinazione, nessuno li ha avuti». «Ero a Roma il giorno in cui ci illustrarono il Piano - continua Manni - e dissi subito che quella era una cifra modesta, che non avrebbe potuto coprire gli ingenti danni provocati dal batterio. Tra l’altro, oltre ad essere pochi, quei fondi sono anche spesi male, per misure che non servono al rilancio del territorio, come i reimpianti». Per Manni, la verità è che «manca una visione di insieme. La parola “Io” in questo caso deve essere abolita, dobbiamo usare il “Noi”, perché anche se arrivano i soldi e non c’è questa visione non andremo da nessuna parte. Quando sento dire “Ripartiamo”, mi viene da rispondere: “Per andare dove?”. È necessario capire come si può riprogrammare il futuro, anche per tanti giovani che stanno abbandonando l’agricoltura». E aggiunge: «In tutto questo tempo ci siamo scontrati anche con una burocrazia farraginosa, quella messa in atto dalla Regione per istruire le domande. Fin da subito dissi che se le risorse sarebbero dovute arrivare ai Comuni e non alla Regione, solo così, forse, la ripartenza sperata sarebbe, forse, stata più facile e repentina. Oggi per rilanciare la nostra agricoltura con nuovi reimpianti servono più risorse - conclude l’imprenditore -, anche perché dal momento in cui si reimpianta a quando gli alberi cominciano a dare i primi frutti passano anni, per cui serve un sostegno al reddito che possa aiutare i produttori in quel lasso di tempo». 
Per Confindustria Lecce. «non è più il tempo del “j’accuse”, delle recriminazioni, delle riflessioni. Si è parlato fin troppo senza agire - sottolinea il presidente reggente Nicola Delle Donne -. Molti proprietari terrieri, investendo spesso in autonomia, in ricerca e innovazione, hanno completamente modificato la produzione, procedendo al reimpianto di specie olivicole resistenti al batterio e riuscendo a realizzare oli di altissima qualità, apprezzati in Italia e all’estero. Il rischio tuttavia continua ad esserci ed è concreto. Confindustria Lecce - prosegue Delle Donne – si è attivata in questi anni con iniziative condivise per fare fronte all’emergenza, puntando a salvaguardare il restante patrimonio olivicolo e creare le condizioni per il rilancio. Servono una nuova visione del futuro agricolo del nostro territorio e la capacità di definire insieme le azioni da sviluppare». 
«Le imprese associate si sono fatte promotrici di un “Piano Strategico Organico di Rigenerazione Agricola del Territorio Salentino” - aggiunge Cesare Spinelli, presidente della Sezione Industrie Alimentari di Confindustria - con misure straordinarie che, partendo da una mirata azione di snellimento burocratico degli iter autorizzativi, possano creare un humus favorevole all’attrazione di investimenti nel comparto agricolo, nell’industria agroalimentare di filiera e nel turismo, ambiti questi che in sinergia possono davvero portare alla rinascita del territorio».
 

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