Xylella, l’infezione si allarga: nuovi focolai a nord

Xylella, l’infezione si allarga: nuovi focolai a nord
di Maria Claudia MINERVA
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 18 Ottobre 2017, 18:08
Per scaramanzia alcuni produttori olivicoli salentini hanno preferito non dire nulla. «Meglio aspettare domani» è stata la loro laconica risposta. Domani che, per chi legge, è oggi, 18 ottobre, giorno in cui si riunisce per la seduta mensile di ottobre, il Comitato fitosanitario permanente europeo per la Salute delle piante, l’organismo che discuterà di xylella fastidiosa. O, meglio, licenzierà il provvedimento che abroga l’articolo 5 della Decisione di esecuzione Ue del maggio 2015, con il quale era stato introdotto il divieto di impianto di ulivi nella zona infetta della Puglia, giacché nella scorsa assise, quella del 21 e 22 settembre, il pacchetto di proposte presentate dall’Italia non fu votato solo per un «impedimento tecnico». Almeno, questa la motivazione ufficiale.
Stavolta l’ok al reimpianto di specie tolleranti e resistenti al batterio arriverà. Un via libera necessario, se si considera che la batteriosi continua a guadagnare sempre più spazi e a terrorizzare sempre più produttori olivicoli. È di ieri, infatti, l’ultimo aggiornamento “Selge” che certifica la presenza di nuove piante positive al batterio sempre negli stessi Comuni dove sono stati scoperti gli ultimi tre focolai. Stavolta i focolai sono quattro: uno abbastanza grosso a Cisternino, uno a Ostuni e due a Ceglie Messapica. Anche per questi alberi risultati positivi alle analisi dei laboratori accreditati vale la stessa regola utilizzata per gli altri: poiché ricadono nella zona cuscinetto bisognerà abbatterli, insieme a tutte le altre piante sane che si trovano nel raggio di cento metri da quelle malate, come impone la normativa europea per frenare il contagio nella aree ancora indenni.
Anche per questo è fondamentale ottenere il via libera al reimpianto, perché in questo modo si restituisce una speranza agli olivicoltori che hanno perso o stanno perdendo i loro ulivi. È importante che stavolta l’Europa non deluda. Per quello che è stato dichiarato in questi giorni, anche dal ministro all’Agricoltura, Maurizio Martina, non ci dovrebbero essere sorprese. Anche lo stesso commissario europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis, parlando di xylella e reimpianto, nei giorni scorsi ha sottolineato: «Vogliamo dare alla comunità locale il segnale che l’Ue segue con attenzione il futuro degli agricoltori interessati. Ne è prova anche il notevole impegno dimostrato dalla Commissione nell’investire circa 10 milioni di euro nella ricerca sull’organismo nocivo, che punta, tra l’altro, ad individuare varietà resistenti o tolleranti che possono essere coltivate nel lungo termine».
Il clima è, quindi, di estrema fiducia. Pure la Regione Puglia è convinta che non ci saranno ostacoli alla modifica della Decisione Ue, che scriverà un nuovo capitolo dell’olivicoltura salentina dopo la devastazione subita dalla xylella, che ha cambiato la fisionomia del paesaggio della parte più meridionale della Puglia.
Reimpiantare nuove cultivar è uno dei passi più importanti per il recupero del patrimonio olivicolo pugliese. Serve solo il sì della Commissioni, che voterà domani (oggi il Comitato si limiterà a discutere soltanto delle diverse misure che riguardano tutti gli Stati membri), poi sarà fatta. I punti su cui c’è l’accordo europeo sono stati già verbalizzati, questo significa che non saranno più oggetto di trattativa perché approvati. In particolare, sono passate le proposte sulla rimozione del divieto di reimpianto nella zona infetta ad esclusione della fascia a Nord di 20 chilometri, attribuendo preferenza a piante tolleranti/resistenti (che finora sono solo il leccino e la favolosa, conosciuta anche come “Fs-17”, già sperimentate scientificamente con buoni risultati, ndr); la deroga all’obbligo di abbattimento degli alberi monumentali situati nei 100 metri se non infetti (previa adozione di specifiche misure di protezione); la liberalizzazione della movimentazione delle tre varietà di vite Negroamaro, Primitivo e Cabernet-Sauvignon anche senza l’obbligo del trattamento termico. Liberalizzazione, quest’ultima, che imporrà controlli comunque stringenti. Ora, però, l’importante è portare a casa un risultato che gli olivicoltori e tutto il territorio salentino attende ormai da troppo tempo.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA