Xylella, i fondi alle imprese danneggiate sono a rischio: mancano i certificati antimafia

Xylella, i fondi alle imprese danneggiate sono a rischio: mancano i certificati antimafia
di Maria Claudia MINERVA
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 09:22

La liquidazione dei fondi per la calamità da xylella fastidiosa rischia di rimanere bloccata per via dell'iter burocratico: l'erogazione deve avvenire entro il 31 di questo mese, ma mancano ancora i certificati antimafia delle aziende interessate al contributo, documenti necessari quando si tratta di fondi pubblici, motivo per cui i proprietari dei terreni sono obbligati a presentarli. Così Coldiretti Puglia lancia un appello alla prefettura di Lecce affinché assegni una priorità o un protocollo particolare per i certificati antimafia utili alla liquidazione delle risorse per le calamità 2016 e 2017 causate dalla batteriosi. In una lettera inviata al prefetto di Lecce, Maria Rosa Trio, si chiede «un interessamento diretto perché assegni priorità assoluta nel rilascio della documentazione antimafia per fare in modo che i Comuni eroghino agli agricoltori i 67 milioni di euro entro il 31 dicembre prossimo 2020 relativi alla calamità per gli anni 2016 e 2017, scongiurando che vadano persi».
Si tratta di 31,78 milioni di euro per l'annualità 2016 e 35,086 milioni di euro per l'annualità 2017 delle indennità compensative riconosciute agli agricoltori per la grave calamità causata dall'epidemia, risorse da liquidare a 97 Comuni in provincia di Lecce. «Dopo il pressing di Coldiretti affinché venisse garantito agli agricoltori il ristoro per la calamità subita nel 2016, bisogna fare in fretta per non perdere le risorse da spendere entro il 31 dicembre, con le ragionerie dei Comuni che chiudono a giorni» dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.


«Confidiamo nella consueta sensibilità del prefetto Trio e di tutto il suo staff affinché venga impressa un'accelerata alle procedure di rilascio dei certificati antimafia. L'imperativo assoluto è liquidare entro il 31 dicembre almeno le spettanze relative al 2016 per scongiurare il rischio che vadano persi quasi 32 milioni di euro, vitali per le aziende agricole in uno scenario aggravato dall'emergenza Covid che ha fatto perdere ulteriore liquidità al mondo agricolo» è l'accorato appello del presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele.
Nel frattempo la xylella continua la sua avanzata alla conquista di nuove porzioni di territorio.

Ieri sul sito istituzionale Emergenza Xylella è stato pubblicato un nuovo aggiornamento della campagna di monitoraggio (Selge numero 418 e 430/2020) che riporta 81 nuovi positivi, 3 dei quali in zona indenne in provincia di Bari (1 a Polignano e 2 a Monopoli) ed i rimanenti distribuiti nella zona di contenimento tra le province di Brindisi (17) e Taranto (61). Le piante infette sono state intercettate, oltre che in provincia di Bari, nei comuni di Fasano (3) e Cisternino (14) in Provincia di Brindisi, mentre in Provincia di Taranto ci sono 25 piante in agro di Crispiano, 1 a Martina Franca e 35 a Montemesola. «Viene in tal modo confermato il crescente interessamento del tarantino orientale e dell'agro di Cisternino ma, soprattutto, si registra un nuovo preoccupante avanzamento sia in direzione nord, a Monopoli, che, sia nel barese che nel tarantino, verso occidente - spiegano i ricercatori di Infoxylella -. In, particolare, il nuovo limite nord, in agro di Monopoli anche se a pochi metri dal confine con Polignano, segna un valore di latitudine pari a 40,9702° (il precedente, sempre a Monopoli, era di 40,9444°, ossia circa 3 Km più a sud). L'avamposto più occidentale, precedentemente in agro di Crispiano (longitudine 17,2571°) fa un altro passo di circa 1300 metri sempre a Crispiano (17,281547°) e, soprattutto, un salto di almeno 7 Km nel barese, in agro di Polignano ad appena 3 Km da Castellana grotte (longitudine 17.1814°)».


Entrambi i nuovi focolai del barese ricadono in zona indenne, questo significa che potrebbe essere necessaria una nuova delimitazione, dopo il recente aggiornamento della zona cuscinetto effettuato il 2 novembre scorso. Vale la pena ricordare che in zona indenne, come in zona cuscinetto, la normativa prevede il taglio delle piante sensibili al batterio presenti entro il raggio di 50 metri, ad eccezione degli ulivi censiti come monumentali, secondo quanto stabilito dall'ultima norma comunitaria dell'agosto scorso, che ha cambiato la stretta della Decisione Ue 789 del 2015, che prevedeva invece il taglio delle piante nel raggio di cento metri.

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