Xylella, l'esperto avverte: «Senza soluzioni scientifiche, dovete prepararvi al peggio»

Xylella, l'esperto avverte: «Senza soluzioni scientifiche, dovete prepararvi al peggio»
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 5 Ottobre 2019, 08:36

Il monito è arrivato ieri mattina dal massimo esperto mondiale di xylella, Alexander Purcell: «Preparatevi al peggio in mancanza di soluzioni scientifiche» ha esordito, infatti, dal palco del congresso al Politecnico di Bari che ospitava una delle quattro giornate promosse dall'associazione Luca Coscioni sui temi della libertà di scienza e delle libertà civili. Manco a dirlo che sempre in mattinata, mentre lo scienziato esplicava le sue tesi, da Brindisi si scatenava un nuovo allarme su altre quattro piante infette a Fasano, nella zona più a nord della provincia.

«Non tutte le epidemie di xylella sono uguali tra loro, bisogna studiare caso per caso le condizioni epidemiologiche, per mettere a punto un protocollo specifico» ha ribadito Purcell, sottolineando che «il problema principale sono gli insetti vettori. È importante che le piante infette vengano rimosse più rapidamente possibile, addirittura prima che manifestino i segni della malattia». Suggerimento mai ascoltato in Puglia, almeno fino a questo momento.

«Gli insetticidi sono utili, ma da soli non sono la soluzione. La risposta scientifica alla xylella è chiara - ha sottolineato ancora il professore -. Esperimenti conclusivi hanno dimostrato che il genotipo di xylella trovato negli ulivi malati causa questa malattia (disseccamento rapido dell'olivo). Il più ampio problema ecologico (o epidemiologico) è più difficile da gestire perché coinvolge non solo il batterio e gli olivi, ma anche i vettori, altre piante colonizzate da xylella e tanti altri possibili fattori. Il problema non è solo la malattia dell'olivo, ma come raggiungere la cooperazione tra pubblico, coltivatori, governo a molti livelli e ricercatori per affrontare i problemi».

Inevitabile il riferimento agli errori commessi in Puglia quando l'epidemia si è manifestata in tutta la sua drammaticità: «Guardando al passato, in Italia, la comunicazione tra governo, imprese, pubblico e scienziati avrebbe dovuto essere migliore per fornire fatti e descrivere caratteristiche sconosciute della situazione che necessitavano di ulteriori ricerche. La xylella nei vigneti in California ha richiesto oltre 25 anni di intensi finanziamenti per la ricerca per avere finalmente vitigni resistenti e nuovi metodi di controllo molto promettenti. L'Unione europea ha finanziato solo negli ultimi cinque anni importanti nuove ricerche e raccolta di dati sul campo. Quindi gli sforzi scientifici necessari sono appena iniziati e hanno ancora molta strada da fare». Poi ha proseguito: «La mia esperienza con xylella è che è impossibile prevedere la traiettoria di un'epidemia in progresso, quindi la mia opinione non è preziosa perché sono coinvolti così tanti fattori, compresi quelli di cui non sappiamo ancora. Devi prepararti al peggio e sperare nel meglio. Un efficace programma di gestione richiederà l'integrazione di numerosi metodi di controllo dei vettori e di riduzione del numero di vettori infetti rimuovendo piante ospiti di xylella su cui si essi si nutrono».

Sulla stessa lunghezza d'onda Marco Perduca, dell'Associazione Luca Coscioni esperto, tra gli altri temi, di libertà di scienza applicata all'agricoltura. «Il passato è stato caratterizzato da disattenzione alla scienza e conflitti tra amministrazioni, il presente è drammatico perché ci pone di fronte a scelte drastiche per eradicare le piante colpite - ha detto a chiare lettere -, per il futuro occorre quindi investire in ricerca, coordinare sforzi di reazione immediata e coinvolgere imprenditori e popolazione in un dibattito che parta dalle evidenze scientifiche e non dalle credenze.

Auspichiamo che il Governo pronunci parole sempre più chiare sulla xylella e poi sia conseguente con le sue azioni».

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