Il timore è che il batterio continui ad avanzare ma soprattutto che si possa verificare la desertificazione avvenuta in Salento. La Xylella, nel sud est barese, nei comprensori di Monopoli, Conversano, Castellana Grotte, Alberobello, Putignano e Turi fa paura. E non poca. Non solo per la produzione olivicola, a serio rischio, non solo per la scomparsa di piante millenarie ma anche per il timore che il batterio possa inficiare altre piante come ciliegi e mandorli mettendo in ginocchio l’economia di interi Comuni.
«La situazione non è certamente delle migliori – spiega Paolo Leoci, dirigente di Confagricoltura Bari Bat e profondo conoscitore della materia -.
La richiesta di un commissario
A ribadire la necessità di un commissario che gestisca l’emergenza Xylella è il presidente della Cia Bari-Bat Giuseppe De Noia. «Il territorio barese, e più espressamente quello del sud est, è ormai stato colpito dal flagello Xylella – spiega -. Lo dobbiamo affrontare con i protocolli che la legge ci impone e che vengono dettati dalla scienza. Noi siamo fermamente convinti che proprio la scienza debba fare da maestra sul tema. Durante la pandemia il Governo ha nominato un commissario straordinario con pieni poteri per gestire l’emergenza. Ebbene così deve essere affrontata anche l’emergenza Xylella. Tutta l’area metropolitana di Bari, a livello olivicolo, è un patrimonio inestimabile. C’è un’olivicoltura straordinaria, ecco perché non possiamo consentire che la Xylella avanzi ancora così come sta facendo. Abbiamo sotto gli occhi quello che è accaduto in Salento, con il paesaggio distrutto. Non possiamo permettere che succeda in quest’area. Sarebbe un disastro».
Non solo ulivi
La paura della Xylella, nel sud est barese, partendo da Monopoli e finendo a Turi, non è solo per gli olivi ma, come detto, anche per i ciliegi che reggono l’economia di interi Comuni. «Noi siamo molto preoccupati – sottolinea Tommaso Gigante, vicepresidente Copagri Puglia che da conversanese teme che il batterio possa attecchire anche su altre specie -. Se per l’ulivo ci sono dieci anni di ricerche, per il ciliegio c’è ancora tutto da scoprire. Al momento è stata dichiarata la suscettibilità all’attacco della Xylella però non sappiamo se le nostre cultivar sono resistenti oppure no. C’è un periodo di vuoto, di mancanza di ricerca che deve essere colmato velocemente. Guai se i nostri territori, e parlo di Conversano, Castellana Grotte e Turi, dovessero essere privati della presenza del ciliegio. Sarebbe oltre che un notevole danno economico anche un disastro dal punto di vista territoriale. Non osiamo immaginare i nostri terreni senza le piante di ciliegio. Purtroppo non ci sono evidenze in laboratorio. Infatti vogliamo richiedere alla Regione proprio di effettuare degli studi, di farsi portatrice verso gli enti di ricerca per dare delle certezze. La scienza ci deve aiutare in questo. Ad oggi non sappiamo se gli alberi di ciliegio sono infetti o meno. Sono partiti i monitoraggi e questi ultimi ci diranno se la pianta è stata infettata e cosa succede dopo. Cioè se anche il ciliego seccherà così come accade con gli olivi o meno. Intanto ci dicono che risulta essere attaccabile e questo non ci fa dormire sonni tranquilli».
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