Verso le regionali/Voto e doppia preferenza la mossa del governo: la Puglia dovrà adeguarsi

Verso le regionali/Voto e doppia preferenza la mossa del governo: la Puglia dovrà adeguarsi
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 26 Giugno 2020, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 09:01
Il dossier, almeno in Puglia, aveva imboccato un binario morto, senza la destinazione finale promessa. Nonostante le petizioni di principio, le dichiarazioni imbevute di buona volontà, nonostante persino le minacce di ricorsi al Tar. Insomma: la sensazione, netta, era che la doppia preferenza di genere sarebbe stata un miraggio, in vista delle elezioni regionali settembrine, e che il Consiglio regionale avrebbe perseverato nell'inconfessata strategia degli ultimi cinque anni. Cioè catenaccio e melina per non allinearsi alla norma nazionale. Ieri però il governo è entrato a piedi uniti e, nella sostanza, ha tagliato alla radice il nodo gordiano: il Consiglio dei ministri, grazie anche al cruciale impulso della ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova e alle richieste del ministro agli Affari regionali Francesco Boccia, ha deciso di imporre alla Puglia (e alle Regioni ancora inadempienti) il correttivo di genere alla legge elettorale. Per ora si tratta di una scelta puramente politica, non tradotta in una norma stringente: l'intenzione è di inserire un articolo ad hoc nel dl semplificazioni, per aggirare l'iter consiliare e di fatto riformare dall'alto le leggi elettorali regionali. Nelle prossime ore sarà tutto più chiaro. Il sistema elettorale pugliese, per com'è strutturato, ammette una sola modalità per soddisfare la parità di genere: la doppia preferenza, vale a dire la possibilità di indicare al momento del voto due nomi, ma uno dei quali necessariamente donna. A cascata, ora, partiti e movimenti saranno costretti a correggere il tiro nella composizione delle liste. Inevitabilmente.

Sono sei le Regioni finite dietro la lavagna, e che finora non avevano assorbito i dettami della legge 20 del 2016: Puglia, Liguria, Piemonte, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, a queste si aggiunge la Provincia autonoma di Bolzano. In due casi - Puglia e Liguria - si voterà a settembre. Nelle scorse settimane in questa direzione si era mossa in particolare la ministra Bellanova con una lettera inviata al premier Giuseppe Conte, in cui sottolineava la relazione tra qualità del governo e della democrazia e maggiore presenza delle donne nei luoghi istituzionali, e in cui accoglieva l'appello di Noi rete donne e di un nutrito gruppo di costituzionaliste. Ieri, a caldo, ha così commentato: «Sono molto soddisfatta che dal Consiglio dei ministri ci siano stati una condivisione e un primo ok all'applicazione del meccanismo della doppia preferenza di genere nelle leggi elettorali di Puglia e Liguria, due regioni che andranno al voto a settembre e le cui leggi elettorali incredibilmente non si sono ancora adeguate alla norma nazionale. Quando arriverà la decisione definitiva, sarà una vittoria delle donne, una scelta importante, che ho sollecitato in più occasioni e che rafforza e legittima ulteriormente la rappresentanza femminile nei territori, garantendo nuovi spazi per l'agire delle donne in politica e nelle istituzioni. Permettere alle donne e alle loro istanze di essere adeguatamente rappresentate a tutti i livelli di governo significa migliorare la qualità della democrazia ed i processi istituzionali e decisionali. Più donne, più democrazia».
Esulta anche Boccia: «Solo qualche giorno fa raccogliendo le sollecitazioni pervenute dal gruppo di associazioni e di donne impegnate a vario titolo nelle istituzioni, nel sindacato, nel giornalismo, nelle libere professioni, negli organismi di garanzia, nel mondo dell'Università e della cultura che da anni si occupa di diritti delle donne avevo scritto una lettera alla Conferenza delle Regioni, riaffermando una determinazione più volte rappresentata, perché i Consigli regionali ancora inadempienti si adeguassero alla legge del 2016 sull'equilibrio di rappresentanza di genere. L'informativa di oggi in Cdm, che segue questa indicazione e l'unanimità nel sostegno alla proposta confermano l'impegno assoluto di tutta la maggioranza di governo. Ovviamente se i Consigli regionali non ancora conformi alla legge elettorale con la parità di genere, decidessero in autonomia di adeguarsi sarebbe una soddisfazione per tutti ed eviteremmo forzature che a questo punto riteniamo inevitabili per garantire l'effettiva parità».

In Puglia, nel corso della consiliatura, erano state presentate tre diverse proposte di legge (tutte di maggioranza) sulla riforma paritaria delle norme elettorali. E tutte e tre sono rimaste impolverate in qualche cassetto. La maggioranza, del resto, ha sempre temuto la mossa a tenaglia dell'opposizione di centrodestra, che avrebbe chiesto il voto segreto in aula, e di riflesso le conseguenti trappole dei franchi tiratori di maggioranza, stimolati da questioni di mero calcolo, in un Consiglio a trazione prettamente maschile. Sono soltanto quattro su 50 infatti le rappresentanti rosa nell'assise pugliese: tre del M5s (Antonella Laricchia, Rosa Barone e Grazia Di Bari) e una del Pd (Anita Maurodinoia, peraltro subentrata soltanto nel 2018). Michele Emiliano s'è sempre dichiarato favorevole al correttivo di genere, ma allo stesso tempo non ha mai tralasciato i rischi di un voto fallimentare in Consiglio. Ieri, in serata, ha così commentato la mossa del Consiglio dei ministri: «Considero l'intervento del governo a favore della introduzione della doppia preferenza di genere nella prossima tornata elettorale, una bellissima notizia, un atto legittimo e di assoluta condivisione, visto il mancato adeguamento del consiglio regionale. Lo avevo io stesso suggerito nelle settimane scorse al governo, in diversi colloqui con il presidente Conte e il ministro Boccia. Spero e auspico che il prossimo Consiglio regionale possa avere una grande presenza femminile». Ora però molte liste sono da scucire e ricucire.
In Puglia il dibattito nelle ultime settimane si stava inasprendo, e il tiro si stava alzando: se il Consiglio regionale non approverà una nuova legge elettorale che preveda la doppia preferenza di genere, «il ricorso al Tar diventerà lo strumento al quale siamo decise a ricorrere», aveva annunciato la Commissione Pari opportunità della Regione.
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