Vino pugliese, la crisi e i rincari non fermano l'export: +46% in cinque anni

Vino pugliese, la crisi e i rincari non fermano l'export: +46% in cinque anni
di Rita DE BERNART
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 05:00

È la stagione più rosea del vino pugliese. Piace, soprattutto agli stranieri, ma ora è il momento di consolidare il livello qualitativo e tutelare il risultato raggiunto. L’export per il comparto vinicolo regionale registra infatti una curva in netta ascesa: in cinque anni è aumentato del 46%, valore che rappresenta il doppio della crescita media italiana. Anche le vendite segnano un incremento del 24% nei primi 3 mesi del 2022 nonostante, a causa dei rincari energetici e degli effetti della guerra in Ucraina, siano aumentati del 35% i costi per la produzione e per il trasporto del vino, con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. 
I dati sono stati diffusi nel primo rapporto di Nomisma sul settore vitivinicolo pugliese. L’Italia in generale non riesce ancora ad avvicinare la Francia in quanto a volumi di export delle proprie produzioni ma in questo contesto la Puglia eccelle: rispetto al 2016 si è passati da un giro d’affari di 123 milioni di euro a 174 milioni con un incremento del 46% rispetto al 26% dell’intero paese. Il report è stato presentato ieri in un convegno organizzato da Coldiretti Puglia, durante il quale sono intervenuti Riccardo Cotarella, coordinatore del comitato di supporto delle politiche del mercato del vino di Coldiretti, Massimo Tripaldi, presidente di Assoenologi Puglia, l’assessore regionale all’agricoltura Donato Pentassuglia, e Francesco Ferreri, Presidente della Consulta Nazionale Vino di Coldiretti. 

Si amplia il bacino di interesse

Lo studio è stato illustrato da Denis Pantini, responsabile agroalimentare e di Wine Monitor di Nomisma. «Si amplia il bacino di interesse: aumentato il peso dell’Asia, che resta comunque ancora ridotto, con +526% di export in Corea del Sud, mentre sono cresciute del 75% le vendite negli Stati Uniti, del 70% in Germania, del 69% in Cina, del 39% in Svizzera e del 33% in Giappone.

Nel primo trimestre 2022, inoltre, nonostante gli effetti del Covid e della guerra in Ucraina – spiega Coldiretti Puglia - le esportazioni dei vini pugliesi sono cresciute del 24,1%, più della media nazionale ferma al 18,6%, con una performance positiva nel Regno Unito del +121%, in Francia del +44%, in Germania del +27%, in Cina +24% e Svizzera +18%, rilevato un calo negli Stati Uniti del -13% e in Giappone del -29%». 

Muraglia: «Ripartire dai punti di forza»

«La Puglia – ha argomentato Savino Muraglia, - può ripartire dai punti di forza, con il vino che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia ma per sostenere il trend di crescita del Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture, abbattendo al contempo i costi, che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo». Adesso però, al netto dei timori legittimi di entrare in recessione con lo scenario inflattivo e di crisi che potrebbe determinare strategie di risparmio dei consumatori, la preoccupazione di molti produttori è quella di non vanificare il lavoro fatto finora alzando troppo l’asticella. «Ci sono molti aspetti positivi e molte luci da tener presenti in questo rapporto- spiega Gianni Cantele, responsabile della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Puglia- il vino pugliese si è conquistato una fetta importante di preferenze ma i mercati sono volubili, cambiano da un momento all’altro. Adesso è il momento di consolidare, di leggere i numeri e analizzarli anche in base ai punti deboli per evitare di disperdere questi risultati e uscire fuori mercato. Serrare i ranghi evitando facili entusiasmi. Abbiamo chiesto all’Assessore un supporto per il monitoraggio di ciò che accade per la parte vitata, servono regole per mettere un freno alla sovrapproduzione, abbassando le rese per ettaro, ad esempio, o limitando le autorizzazioni agli impianti. Se dal punto di vista delle giacenze i numeri sono pubblicati dal ministero non è invece chiaro ciò che succede nella produzione. Questo strumento serve ad elevare il livello qualitativo medio e a tenere il giusto prezzo del vino sfuso». Sempre secondo il rapporto di Nomisma infatti in Puglia le giacenze medie di maggio evidenziano un rilevante surplus con un più 27,7%. Un incremento ulteriore della giacenza comporterebbe una svalutazione del prezzo del vino pugliese. 

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