Xylella, via gli ulivi secchi. Ma senza fondi niente reimpianti

Xylella, via gli ulivi secchi. Ma senza fondi niente reimpianti
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 25 Novembre 2019, 12:23
“Anche il meteo non riesce a trattenere le lacrime”: è il post pubblicato ieri da Andrea Labbate - imprenditore agricolo e titolare insieme al resto della famiglia della storica azienda olearia Labbate di Ugento - e corredato da una foto che immortala un terreno con centinaia di alberi abbattuti. Da mesi ormai lui e il fratello Marco stanno estirpando a malincuore ettari di uliveti divorati dalla xylella fastidiosa. «Abbattere gli ulivi è un dolore incommensurabile, perché si è costretti ad assistere alla morte di migliaia di piante che per crescere ci hanno messo anni e secoli - racconta Andrea con grande dispiacere -. Non è facile ma bisogna andare avanti, bisogna voltare pagina se non vogliamo che il Salento diventi un deserto. Già ci sono tanti giovani agricoltori emigrati perché qui non c'è più lavoro nei campi, nei frantoi...estirpare per reimpiantare è la nostra unica speranza di sopravvivenza».
Finora nell'area del Sud Salento ormai endemica al batterio risulta abbastanza semplice abbattere, mentre resta estremamente difficile reimpiantare a causa dei vincoli paesaggistici presenti soprattutto nella zona tra Otranto e il Capo di Leuca. Nei giorni scorsi, finalmente, Governo e Regione Puglia sono riusciti a trovare la quadra con un protocollo che deroga per sette anni il vincolo paesaggistico, allentando così le maglie della burocrazia. Ma, nonostante il protocollo, la procedura per i reimpianti si annuncia abbastanza lunga, anche perché il protocollo, di fatto, non si può ancora attuare considerato che, dopo il passaggio nella Giunta regionale, deve ritornare alla firma dei ministeri per l'ultimo passaggio formale. «I nostri tecnici hanno detto che bisogna ancora aspettare e, soprattutto, capire bene, perché ci sono diversi tipi di vincolo, alcuni più semplici da superare altri, invece, che hanno bisogno comunque di una prassi più complessa - spiegano i fratelli Labbate -. Motivo per cui noi stiamo espiantando ma sappiamo già che il reimpianto non sarà così automatico».
Nella zona di Leuca, ad esempio, come spiega l'imprenditore olivicolo Giovanni Melcarne, presidente del Consorzio Olio Dop di Terra d'Otranto, da sempre in prima linea su xylella, «insiste anche il vincolo militare per cui per poter reimpiantare serve anche il via libera della Marina Militare. Però le aree che ricadono sotto quel vincolo idrogeologico non dovrebbero essere tantissime». Piuttosto, una difficoltà denunciata da Melcarne è la comunicazione su espianti e reimpianti da fare esclusivamente on line. «Gli agricoltori sono allo sbando, non tutti sono grandi aziende che possono contare sulla consulenza tecnica, bisogna pensare che la maggior parte sono piccoli coltivatori che non sanno proprio come muoversi. Nessuno si è curato di fornire un accompagnamento per le pratiche».
Bisogna dire che adesso il problema dei reimpianti è anche economico, perché molti olivicoltori che hanno espiantato pensando di poter contare su una parte di risarcimento danni promesso con le misure del Psr pugliese dedicate esclusivamente alla xylella, come la 5.2 e la 4.1, ma i soldi ancora non sono stati stanziati e, di conseguenza, se un agricoltore, già messo in ginocchio dalla fitopatia, non ha grandi disponibilità economiche anche se abbatte poi resterà bloccato nella sua attività. «Noi siamo una grande azienda, abbiamo anche il frantoio, e quindi riusciamo anche se non senza problemi a sopravvivere - sottolineano Andrea e Marco - ma i piccoli stanno chiudendo, perché non si può aspettare sei anni - tanti ne sono passati dalla comparsa della batteriosi - per avere dei ristori. Purtroppo la politica ha fallito, perché nessuno è stato capace di dare risposte certe, sono stati spesi fiumi di parole ma siamo sempre al punto di partenza».
Nel frattempo, crolla il prezzo dell'olio e della sansa e anche la legna ricavata dagli abbattimenti rischia di restare invenduta, perché il mercato ormai è saturo: basti sapere che il prezzo all'ingrosso oscilla al massimo tra i cinque e i sei euro a quintale, mentre prima della xylella il prezzo era 12 euro, praticamente il doppio.
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