Nel Pd l'ora del confronto dopo il rimpasto in giunta

Nel Pd l'ora del confronto dopo il rimpasto in giunta
di Antonio BUCCI
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Martedì 15 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:00

Metti un vertice all’ora di pranzo. C’è chi lo chiama «approfondimento per marcare un maggiore protagonismo» e chi, invece, si affida alla formula più tradizionale della verifica politica. Fatto sta che pare questo l’esito più accreditato della riunione dei democratici convocata per oggi. Incontro tutto interno al gruppo Pd di via Gentile, al quale dovrebbe prendere parte anche Marco Lacarra come segretario regionale uscente. 

LE POSIZIONI
A poco più di una settimana dal faccia a faccia con il governatore, le scosse che smuovono il partito non si sono ancora placate. Troppo ingombrante il curriculum di Rocco Palese per non fare del neotitolare della Sanità la goccia che fa traboccare il vaso dei malumori per le mosse del capo della Giunta. L’ex capogruppo pidiellino e direttore di distretto lavora ormai a pieno regime, ha fatto il suo debutto in Aula e in commissione e benedetto la firma dei contratti dei Dg di Asl e aziende ospedaliere. Il nodo, però, è politico e il sismografo è destinato a segnare altri sommovimenti, come dal Salento, dal momento che dovrebbe prendere forma proprio in queste ore il documento della federazione leccese, riunita nel fine settimana e concorde sulle barricate. 
Arriverà con le firme dei segretari di circolo, per ribadire la necessità di dar conto alla base di quanto sta accadendo. O meglio, di quanto già accaduto: «Forse, se il confronto di una settimana fa con il presidente Emiliano si fosse fatto prima delle nomine, avremmo avuto un risultato diverso», riassume un parlamentare.

L'APPOGGIO ESTERNO

E così, si ripartirà dalle reazioni. Come la richiesta di appoggio esterno all’esecutivo formalizzata da Fabiano Amati. Che sia o meno una provocazione, andrà discussa e bisognerà prendere posizione. Quantomeno per rimarcare posizioni e differenze. Oltre al presidente della commissione Bilancio, lo farà un fronte largo di dissenso che si va consolidando: il tarantino Michele Mazzarano ma anche il manfredoniano Paolo Campo e il barlettano Ruggiero Mennea, che a sua volta ha aperto il fuoco anche sul versante locale. «Sono molto preoccupato nell’apprendere che in luoghi impropri, lontani da Barletta, si stia decidendo quale sarà il nostro prossimo candidato sindaco e la futura coalizione, che sarebbe composta anche da forze politiche del centrodestra.

La stessa situazione si starebbe verificando anche per il Comune di Canosa di Puglia», ha lanciato l’allarme. 

I CRITICI
Ha provato a fare da pontiere ma non nasconde il malessere neppure Donato Metallo, presidente della sesta commissione ed ex primo cittadino di Racale. Certo, anche da quelle parti l’aria è pesante e si mastica amaro: su quattro assessori del territorio in squadra, nessuno ha maglia del Pd. Vale per Anna Grazia Maraschio, in quota all’ala sinistra della coalizione, e per Sebastiano Leo dei Popolari ma anche per Alessandro Delli Noci (di “Con”) e per l’ultimo arrivato Palese. Insomma, quanto basta per capire il clima. Per spegnere i fuochi, i più ottimisti confidano in un documento unitario, da redigere al termine del faccia a faccia e con la firma della pattuglia in Consiglio ma pure dei parlamentari: servirebbe a portare sui territori un risultato ed evitare fughe in avanti. «Autonomia mica vuol dire per forza conflitto con l’amministrazione regionale», precisa uno tra i più severi con il Governatore. Anche perché c’è almeno un’altra partita, che travalica i confini del Consiglio: quella del Congresso: «Potremmo optare per un organismo plurale, guidato magari da un esponente nazionale, esterno alle dinamiche locali in senso stretto», ribadisce l’exit strategy l’onorevole manfredoniano Michele Bordo, per alcuni possibile testa di serie per incarnare l’area più oltranzista dei dem. Non proprio una safety car ma una reggenza transitoria, della durata di qualche mese, per discutere non solo di regole ma anche della direzione da intraprendere. Se è per questo, Lacarra ha anche messo sul tavolo l’ipotesi di primarie aperte per la sua successione, trovando la condivisione di Fabiano Amati – che le aveva proposte la scorsa estate, senza successo – ma anche i dubbi di chi teme polemiche incrociate e “truppe cammellate” ai seggi, al grido di “Ora valorizziamo gli iscritti”. Emiliano non starà a guardare.

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