Vendola, ritorno tra gli applausi «No all'unità a prescindere»

Vendola, ritorno tra gli applausi «No all'unità a prescindere»
di Vincenzo DAMIANI
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Domenica 24 Febbraio 2019, 17:56
Un intervento non programmato ma atteso, quasi invocato dalla platea. Ieri sera c'è stato il ritorno ufficiale sulla scena politica pugliese di Nichi Vendola: l'ex governatore ha partecipato, in Fiera del Levante a Bari, all'incontro Prima le idee. Vendola è arrivato silenzioso e quasi in punta di piedi, ma quando si è seduto in prima fila accanto a Dario Stefàno è scattato un lungo, il primo di una lunga serie, applauso dei 550 presenti in sala. Maglioncino nero, ha per un'ora ascoltato i vari interventi. Poi alla fine non ce l'ha fatta e ha chiesto di salire sul palco e impugnare il microfono: dieci minuti di discorso, parole che hanno riempito il silenzio quasi religioso della platea, interrotto solamente dagli applausi.
Pur senza mai citarlo, Michele Emiliano è stato punzecchiato più di una volta dal suo predecessore: «Questa assemblea è stata la prima battuta al vetriolo - dimostra l'intento straordinario di unità dentro un progetto credibile, non l'unità per non perdere il potere conquistato negli ultimi 15 anni in Puglia, non l'unità di tutti tappandoci il naso, non l'unità a prescindere dai contenuti». Chiaro il riferimento alla coalizione allargata professata da Emiliano e agli accordi politici siglati dal presidente della Regione con ex esponenti del centrodestra, da Simeone Di Cagno Abbrescia all'ex sottosegretario Massimo Cassano, colui che come ha ricordato Laforgia sostenne che la «Puglia è più di destra della Germania di Hitler». Alleanze che Vendola non perdona ad Emiliano e lo ribadisce proprio in chiusura del suo intervento: «Qualche anno fa ricorda nell'attuale consiglio regionale si è votato contro il Risorgimento, si è votata una legge per onorare le vittime dell'Unità d'Italia, con qualche nostalgia per il Sud borbonico. È motivo di dolore per me questo ecclettismo culturale che dimostra che non c'è una bussola. E La sinistra perde quando perde la bussola, quando si smarrisce». Che la sinistra riformista non accetterà una maxi coalizione Vendola lo aveva sottolineato anche in apertura, rimproverando ad Emiliano di voler costruire una coalizione solo con l'obiettivo di vincere le Regionali del 2020: «Non è la paura il collante che può tenere insieme la sinistra, lo dico a chi invoca la paura di Salvini per cancellare le critiche, per arrotondare le spigolosità che questa assemblea, invece, vuole proporre con rigore. Dobbiamo ripartire dalle idee, le dobbiamo calare nel territorio pugliese. Il punto è raccontare la Puglia». «Questa chiarisce - non è un'adunata di risentimenti né una convocazione di nostalgici», però poi fa un tuffo nel passato e ricorda la sua prima campagna elettorale del 2005 che lo vide trionfare su Raffaele Fitto: «C'era uno slogan ai tempi miei ricorda - partimmo da una frase: c'è una Puglia migliore. Inventai io quello slogan in contrapposizione a tutto lo stato maggiore del centrosinistra di quegli anni che continuava a dirmi che la Puglia è una regione di destra. Per questo motivo volevamo mimetizzarmi, volevano occultarmi perché ero troppo emblematico di cose di sinistra. C'è una Puglia migliore era la voglia di guardare nell'università, di sbirciare negli insediamenti industriali, nel mondo della giovane imprenditoria agricola pugliese. Oggi dobbiamo lanciare un altro messaggio forte a chi è rimasto fuori da questa sala: non fate la scissione dentro questo centrosinistra, quello rappresentato qui oggi. È il miglior regalo che si può fare a Salvini, qui c'è una piattaforma unitaria di sinistra».
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